Da qualche giorno è iniziato il lavoro di studio e restauro del mosaico della battaglia di Isso, capolavoro iconico dell’arte romana ospitato nella sala del Museo archeologico nazionale di Napoli.
Il mosaico, originariamente decorava il pavimento dell’ esedra della casa del Fauno di Pompei, ed era rimasto in quella casa fino all’ eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Si tratta di un capolavoro unico per il suo stato di conservazione, ma anche e soprattutto per le dimensioni e le iconografie: per questo motivo il direttore scientifico, Antonio de Simone, spiega che il loro obiettivo è quello di “agire per l’ identificazione e caratterizzazione dell’opera in modo da poter intervenire per la sua conservazione” aggiungendo inoltre che “solo l’ispezione diretta sulla superficie potrà dirci di più”.
Il mosaico di Alessandro di fatto presenta diverse criticità conservative, consistenti in distacchi di tessere, lesioni superficiali, abbassamenti e rigonfiamenti della superficie: questo perché, come sottolinea all’Agi Antonio de Simone, aveva subito diversi traumi, anzitutto quelli derivanti da essere un pavimento.
Così negli ultimi venti anni , la necessità di un restauro complessivo si è fatta chiara grazie anche alle indagini diagnostiche eseguite e alla volontà di conservare l’ opera, alle quali si è aggiunta, l’ esigenza di una lettura migliore della stessa. I restauratori stanno di fatto lavorando da ben quattro mesi per poter estrarre degli indizi da quel mosaico, ed è un lavoro lungo, duro e delicato che permetterà di scoprire tante altre cose. Inoltre, lo studio delle lacune e delle tessere, a detta di De Simone, potrebbe fornire un importante contributo alla storia di Pompei.
Le operazioni in corso da pochi giorni, rappresentano il preludio al distacco dal muro del mosaico, un distacco che permetterà agli studiosi di analizzare il retro con una nuova tecnologia che consentirà di monitorare la corrispondenza tra la zona di intervento e la superficie non visibile.