di Manuela Ballo
Le Tre Grazie tornano a splendere; i preziosi codici miniati sono tornati a far bella mostra di sé nelle risistemate antiche teche dietro i lindi vetri; il portale interno e la soprastante edicola hanno ripreso il naturale colore del marmo col quale erano stati realizzati; i cinquecenteschi affreschi del Pinturicchio sulla vita di Pio II, tornano a far risaltare, con la nuova illuminazione, i colori smaltati e gli inserti in pastiglia con i quali erano stati dipinti.
La Libreria Piccolomini del Duomo di Siena s’è insomma rimessa a nuovo e torna ad essere visitabile dopo un lavoro di restauro dell’intero complesso che è durato tre anni. La Biblioteca che onora la memoria del grande Papa della rinascenza, Papa Piccolomini, fu fatta edificare da suo nipote materno, il cardinale Francesco Todeschini, vescovo di Siena. Era la fine del quattrocento, il 1492 per l’esattezza, e già l’immagine del grande Papa, veniva glorificato nella natia Pienza, e nella complessa cappella interna al Duomo.
Non è stata affatto un’operazione semplice, la libreria Piccolomini è difatti stata oggetto nell’ultimo triennio, di lavori di pulitura, restauro e manutenzione che hanno riguardato le teche e i banconi lignei da una parte, e dall’altra il restauro lapideo dell’edicola e del portale principale. Oltre a questi, al centro della libreria, messe lì appositamente per volere del cardinale Francesco Todeschini Piccolomini, poi divenuto papa Pio III, il restauro ha interessato anche il gruppo delle Tre Grazie– copia di epoca romana da originale ellenistico- che aveva appositamente comprato dal cardinale Prospero Colombo. A questo gruppo marmoreo s’ispirò anche Raffaello che dipinse un quadro intitolato per l’appunto, le tre grazie.
L’ artista aveva visto il gruppo marmoreo collaborando con il Pinturicchio nella realizzazione degli affreschi nella parete della libreria. Questi affreschi, raccontano la vita e le opere del grande papa Pio II, e segnano quella che gli storici dell’arte considerano come l’apoteosi dello stile narrativo quattrocentesco, in una versione più signorile e anche pervasa da suggestioni fiamminghe. Il restauro ligneo ha riguardato i banconi e le teche contenenti i corali della cattedrale, uno dei tesori più preziosi tra i codici miniati.
Come tutti i codici di quel periodo i corali senesi sono impreziositi dalle magnifiche iniziali decorate con miniature, e dai margini eseguiti da due grandi artisti, Girolamo da Cremona e Liberale da Verona. Un’ esplosione di colore dalla quale emergono perle, motivi floreali, animali reali e fantastici com’ era in uso in quel periodo.
Un discorso a parte lo merita il pavimento della libreria che fu realizzato dalla manifattura di Ginori Doccia, le cui preziose maioliche dipinte saranno protette nella parte con maggior usura.
Intelligentemente sono poi state rimosse le pesanti tende che oscuravano le imponenti vetrate della parete di fondo, e al loro posto è stata applicata una pellicola filtrante. Tutti i lavori sono stati eseguiti sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo e l’illuminazione è frutto dell’Opera della Metropolitana con la ERCO che aveva già reso “più luminose”, nel 2018, le tarsie del Pavimento del Duomo di Siena, uno dei monumenti più visitati durante l’estate dai turisti.