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Uffizi, il comitato si dimette per il Raffaello prestato (a sua insaputa)

Per gli esperti il “Leone X” in mostra alle Scuderie del Quirinale a Roma non doveva lasciare il museo. Il direttore Schmidt ribadisce il sì

Uffizi, il comitato si dimette per il Raffaello prestato (a sua insaputa)
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25 Febbraio 2020 - 19.09


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Dal 5 marzo, con inaugurazione il 3 marzo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le Scuderie del Quirinale celebrano Raffaello Sanzio a 500 anni dalla morte con una mostra che vuole essere l’appuntamento “clou” italiano: 204 le opere esposte con la bellezza di ben 120 tra dipinti e disegni dell’urbinate morto il 6 aprile 1520 a 37 anni. Già circa 60mila i biglietti venduti in prevendita per una rassegna aperta fino al 2 giugno.

Gli Uffizi sono il prestatore principe: 49 i pezzi. Tra le opere in trasferta da Firenze figura un caposaldo dell’arte moderna, il ritratto di Leone X con i cugini cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi che, in riproduzione o dal vivo, abbiamo visto praticamente tutti. E qui si scatena la battaglia: il comitato scientifico (organismo consultivo creato nei musei diventati autonomi) formato da Donata Levi, Tomaso Montanari, Fabrizio Moretti e Claudio Pizzorusso scopre dai media che il quadro ha lasciato gli Uffizi. Lo scoprono e reagiscono: loro avevano inserito il dipinto tra le 23 opere inamovibili dalla Galleria in un elenco del 21 ottobre stilato su una precedente lista redatta dal direttore del museo fino al 2015 Antonio Natali. I quattro esperti hanno pertanto deciso di dimettersi in blocco con una lettera al Ministero dei beni e attivà culturali e del turismo e al Comune di Firenze, gli enti che li hanno nominati.

Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt non fa una piega. Replica che il quadro è stato da poco restaurato dall’Opificio delle Pietre dure con un finanziamento Lottomatica, il direttore dell’istituto di restauro Marco Ciatti conferma che gode di ottima salute e può essere esposto alle Scuderie in tutta tranquillità. Schmidt dissente su tutta la linea dal comitato scientifico: quello stop, avverte, vale per i prestiti esteri e la mostra, dice, “è un evento culturale epocale sarà uno dei grandi motivi di orgoglio dell’Italia nel mondo intero” e “non poteva fare a meno del Leone X , un capolavoro che tra l’altro è in ottima salute e in perfetta condizione di viaggiare a Roma”. Lo storico dell’arte inserisce però una battuta al vetriolo: tre anni fa il ritratto del papa, prima del restauro, fu esposto alle Scuderie del Quirinale e “nessuno ebbe niente da ridire. Ma oggi, evidentemente, qualcuno aveva voglia di visibilità a spese di Raffaello e dell’orgoglio italiano”. Occorre una chiosa: per chi è nel mondo dell arte essere nel comitato degli Uffizi è un incarico di non poco conto – anche se è a titolo gratuito – e lasciarlo non rappresenta un gran guadagno in termini di prestigio.

“Noi del comitato scientifico ci siamo riuniti a Firenze con il direttore degli Uffizi per discutere di un’altra lista di opere inamovibili da aggiungere a quella delle 23, ma abbiamo appreso dai giornali che il Leone X era già stato concesso in prestito a Roma, malgrado fosse inamovibile. Dunque che senso ha?”, riferisce Montanari a Repubblica.it. Le liste di opere da non spostare in programma sono infatti due: una comprende i pezzi principali dei musei ora sotto l’ombrello degli Uffizi, “opere inamovibili in assoluto per motivi identitari”, l’altra riguarda le opere troppo delicate o fragili per essere spostate. Il Raffaello è 19esimo dei 23.

Del prestito romano i quattro esperti avevano discusso con Schmidt il 9 dicembre. E avevano ribadito il loro no nonostante le opinioni del direttore. “Oggi siamo venuti a conoscenza dagli organi di stampa che, contrariamente a quanto deciso nella riunione del Comitato del 9 dicembre, il dipinto è stato concesso in prestito e si trova già presso la sede espositiva a Roma. Siamo perfettamente consapevoli della funzione consultiva del Comitato, ma constatiamo che tenerci occupati per mesi nella discussione di liste che rimangono platealmente inapplicate vanifica l’esistenza stessa del Comitato. Pertanto oggi ci troviamo costretti a prendere atto della situazione e dunque a rassegnare le nostre dimissioni. Pensiamo che le dimissioni collettive del Comitato del più importante museo italiano rendano ineludibile un ripensamento e una ridefinizione del ruolo dei Comitati Scientifici nel governo dei musei autonomi”.

Da parte sua il comitato scientifico della mostra romana presieduto da Sylvia Ferino ribatte: “La sua collocazione nella sezione che si raccoglie attorno alla Lettera a Leone X, fondamento del moderno concetto di tutela e, dunque, componente primaria del DNA dell’articolo 9 della nostra Carta Costituzionale, esalta ulteriormente il suo valore simbolico a Roma. L’intero progetto scientifico si è focalizzato fin dall’inizio attorno a quest’opera cruciale. In mostra, infatti, il ritratto di papa Leone, che aveva incaricato Raffaello di eseguire una “pianta dell’antica Roma”, eleggendolo anche “prefetto dei marmi”, è circondato da tutte le testimonianze di quell’immane lavoro sull’antico operato dal sommo Urbinate ed è posto in correlazione con il Ritratto di Baldassarre Castiglione (straordinario prestito dal Louvre), il celebre letterato, estensore, con Raffaello, della Lettera a Leone X, documento conservato all’Archivio di Stato di Mantova dopo l’acquisto esemplare da parte dello Stato italiano dell’archivio privato dei conti Castiglioni”.

La mostra è organizzata dalle Scuderie del Quirinale con gli Uffizi, la curano Marzia Faietti e da Matteo Lafranconi con Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro, ha prestiti da musei italiani, dai Vaticani, dal Louvre, National Gallery di Londra, Museo del Prado, Metropolitan di New York e altri istituti.

A commento di quanto finora riportato converrà aggiungere due osservazioni: se è pur vero che il prestito del dipinto a Roma tre anni fa non ha suscitato proteste nemmeno paragonabili, chi va agli Uffizi ha il diritto di vedere le opere più importanti che connotano quel museo (in loro assenza sarebbe come andare al Louvre e non trovarvi la Gioconda o la Nike di Samotracia) e il Leone X è una di quelle opere; il comitato scientifico, il direttore deve ascoltarlo ma ha il diritto di agire altrimenti, tuttavia se i membri dell’organo consultivo si accorgono che il loro giudizio su questioni fondanti non conta nulla, è naturale che lascino. 

Ste. Mi.

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