Disegnava un universo surreale, fiabesco, che voleva intriso di sogni e tenerezza, Guillermo Mordillo Menéndez, in arte semplicemente Mordillo: uno dei disegnatori più celebri, l’autore argentino è morto a 86 anni insieme al suo mondo popolato di animali bizzarri e di partite a tennis o di calcio in luoghi impossibili. Era a cena in un ristorante a Minorca con i familiari nella notte tra venerdì e sabato, come ha scritto il quotidiano El Pais, quando ha avuto un malore.
Mordillo era figlio di emigrati spagnoli. Iniziò a disegnare giovanissimo, a 12 anni. Si laureò in illustrazione, dai 18 anni lavorò come illustratore per l’infanzia, pubblicitario e per il cinema; dopo i vent’anni andò prima in Perù, dal 1955 al 1960, quandò traslocò a New York dove lavorò per la Paramount nel settore dell’animazione di Popeye, da noi Braccio di Ferro. Dopo di che andò a Parigi e la Francia, terra eletta per i fumettisti, lo lanciò a livello internazionale.
I suoi disegni hanno allietato lettori di quotidiani, riviste, e diventato un fenomeno globale anche tramite i puzzle, i poster i diari. Dalle campiture nette e colori pastosi, le sue figure umane e quelle animali, le une simili alle altre, vogliono indurre al sorriso, all’ironia bonaria, a luoghi e cieli rarefatti oppure a campi di calcio super affollati di figure.
Tra i tanti riconoscimenti, Mordillo ha ricevuto il Phoenix Prize of Humor nel 1973, il Yellow Kid Award nel 1974, il Nakanoki Prize nel 1977, il Cartoonist of the Year del Salone Internazionale dell’Humor di Montréal nel 1977, la palma d’oro di San Remo.