La fotografia al di là dei confini del reale spesso indaga la nostra psiche. Sandy Skoglund è una fotografa statunitense che cristallizza set conturbanti, spiazzanti, variopinti, surreali, dove la presenza fisica delle persone si aggira in mondi onirici, talvolta sognanti, talvolta minacciosi. Vive e lavora a New York, è nata nel 1946, sue foto sono già state esposte in più occasioni in Italia e adesso l’artista nelle sale del Centro italiano per la fotografia a Torino Camera ha la sua prima retrospettiva: si intitola “Visioni Ibride”, continua fino al 24 marzo e l’ha curata Germano Celant.
Oltre cento gli scatti esposti dagli anni ’70 in poi, dove ogni scatto è frutto di un’accurata preparazione, quasi come un set immaginifico di un film. Il nucleo, avvisano gli organizzatori, è “Winter”, opera alla quale la fotografa-artista ha lavorato per oltre dieci anni e presentata in anteprima mondiale.
Il centro Camera ha organizzato la mostra con Paci contemporary gallery e con il supporto di LCA Studio Legale.