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Zerocalcare, un precario a fumetti contro le ingiustizie

Al Maxxi a Roma il disegnatore-autore espone i suoi "non-reportage", manifesti, loghi, tavole. Pubblichiamo il testo della curatrice Giulia Ferracci

Zerocalcare, un precario a fumetti contro le ingiustizie
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9 Novembre 2018 - 13.47


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Dal panorama underground Zerocalcare approda al museo Maxxi con il suo repertorio di fumetti ironici, amari, contro l’ipocrisia del Paese quando invoca ipocritamente al “decoro” e contro l’ipocrisia dell’Occidente (e dei media) quando tifa per i curdi allorquando battono sul terreno l’Isis e guarda altrove quando la Turchia li opprime. “Scavare fossati nutrire coccodrilli” è la mostra allestita dal 10 novembre al 10 marzo 2019 nello spazio Extra del centro d’arti e architettura contemporanea in viale Guido Reni a Roma e che attraversa il lavoro del fumettaro di Roma così disincantato e ironico. Poster, illustrazioni, copertine, tavole dai libri, magliette, loghi, etichette, un’opera disegnata appositamente per la rassegna curata da di Giulia Ferracci con la collaborazione di Silvia Barbagallo: realizzata in coproduzione con Minimondi Eventi, è la prima personale su Zerocalcare e comprende le varie tappe, dall’Armadillo, l’alter ego e coscienza dell’autore, ai “non reportage” dal G8 a Genova a “Kobane Calling”. Su gentile concessione del Maxxi pubblichiamo il testo della curatrice in catalogo.

Giulia Ferracci: Zerocalcare e il coraggio che non diserta la società civile

Da sempre legato alla scena underground, esempio di una generazione cresciuta tra precariato e web, tra G8 di Genova e serie TV, Michele Rech (1983) è uno dei protagonisti italiani più rilevanti degli ultimi anni. Nato ad Arezzo, madrelingua francese, il fumettista è adottato da anni dalla capitale, nel quartiere popolare di Rebibbia, dove sono state create tutte le storie dei suoi libri, dalle prime autoproduzioni (2001) fino a Macerie prime Sei mesi dopo (2018). Dalle fanzine, alle locandine per i centri sociali fino alle colonne del suo blog, Zerocalcare è diventato in breve tempo un caso editoriale.
La Profezia dell’Armadillo
A partire dal 2011, quando pubblica il libro La Profezia dell’Armadillo, proseguendo fino a oggi con altri otto volumi e diverse storie brevi su quotidiani e settimanali nazionali, che gli sono valsi la fama di personalità dell’anno. Le tavole di Zerocalcare, attraversate sempre dall’Armadillo, personificazione della coscienza dell’autore, sono un insieme di autoironia e citazioni di ogni tipo, che vanno dagli Zombie a Dragon Ball, da Lady Cocca del Robin Hood “disneyano” fino ai protagonisti di Guerre Stellari. Le sue storie non sono da considerarsi come vere e proprie cronache e non sempre i protagonisti corrispondono a persone realmente esistenti, ma evocano luoghi e sentimenti comuni, come l’incertezza di vivere in un mondo dove le diseguaglianze sociali si fanno evidenti, la lotta per i diritti è debole e la ricerca di un lavoro sempre più difficile.
Per Zerocalcare l’invasione di un io ipertrofico si manifesta nelle piattaforme social e la reperibilità diventa l’ossessione del nostro millennio. Tutti i personaggi dell’autore sono da considerarsi una proiezione dell’inconscio: le tavole rispondono a vari tipi di struttura dialogica in cui si contrappongono argomentazioni contrastanti spesso demolite da circostanze avventurose. A questa fase segue solitamente un’analisi puntuale dell’artista sugli errori commessi. La comune funzione narrativa dei personaggi è l’interpretazione della pluralità dei sentimenti che caratterizzano lo spettro umano e la nostra contemporaneità. Ad esempio Julian Ross del cartone animato Holly e Benj, rappresenta lo spirito di squadra, il filosofo francese Henri de Saint-Simon la fiducia nel progresso, Galileo Galilei il consulente scientifico, mentre Ken il Guerriero è l’esempio di massima virilità a cui aspirare. Questi personaggi, ciascuno portatore di un valore simbolico esistenziale e proiezione interiore dell’autore, acquistano vita nei monologhi di Zerocalcare, fino a rendere possibile l’accesso del lettore alle passioni connesse all’ideale di resistenza politica, ai grandi temi dell’uomo comune di fronte alle prove della vita, alla complessità dei legami personali.
La denuncia di una politica intransigente contro i più deboli
Condividendo le proprie azioni e pensieri con la comunità dei suoi lettori, Michele Rech ha incitato la collettività a riflettere sulla dimensione politica e culturale, spesso adottando punti di vista critici e aprendo a una prospettiva inedita sui temi centrali del nostro tempo. In un momento storico in cui il declino del coraggio da parte degli intellettuali è forse ciò che colpisce di più, l’arte di Michele Rech emerge come denuncia ai governi di forza e a una politica internazionale intransigente verso i paesi più deboli. Trasformando le sue illustrazioni in un campo di battaglia inedito, sostiene invece le comunità di minoranza che non possono reagire e ricorda eroi poco conosciuti, ignorati dalla storia ufficiale. Ciò rappresenta un coraggio che non diserta la società civile, un laboratorio di libertà civica e resistenza contro le ingiustizie sociali.
La mostra al MAXXI amplia alcuni delle principali riflessioni affrontate dall’autore ed è organizzata intorno a diversi nuclei tematici: Pop, Tribù, Lotte e Resistenze, NonReportage. L’allestimento è concepito evocando uno dei personaggi caratteristici delle storie raccontate: l’Armadillo, alter ego dell’artista e amico fedele che vive in tutti i libri. L’animale è suggerito grazie alle linee disegnate dall’allestimento che, idealmente, ripropone attraverso le sue curve la scocca del mammifero a forma di fagiolo rovesciato. Entrando si è accolti dal murale commissionato per l’ingresso della metro di Rebibbia, che rappresenta un animale primordiale, un mammut. Come raccontato dal vecchio Ermete nel fumetto pubblicato sul blog, “il grosso proboscidato” è stato rinvenuto a Rebibbia durante la costruzione di un parcheggio, e leggenda vuole che sia poi stato nascosto agli abitanti dalle istituzioni perché invidiose che nella periferia potesse esserci un elefante preistorico. Il corpo-scale è lo spazio dedicato alla timeline ragionata che ripercorre in maniera divertita, e mai superficiale, i momenti cruciali della sua vita.
La profezia dell’Armadillo
Entrando nella sala espositiva la testa sagomata, nel tavolo centrale, è il set dove sono collocate le tavole originali della Profezia dell’Armadillo. Qui sono inoltre proiettate interviste a intellettuali che raccontano Zerocalcare da un’angolazione inedita, ed è esposta una raccolta, a cura dello Zerocalcare Fan Club, che contiene una selezione di “disegnetti”, solitamente regalati agli ammiratori in sostituzione dell’autografo. L’excursus espositivo vero e proprio esordisce con un’ampia parete dedicata agli oltre sessanta poster, disegnati in un arco temporale che va dai primi anni 2000, quando il fumetto e il centro sociale s’incontrano per la prima volta nella vita dell’autore, fino ad oggi. Il guscio dell’armadillo, al centro della sala, ospita invece un’ampia selezione di illustrazioni dedicate alle quattro sezioni, mentre nella superficie perimetrale, ampio spazio è destinato a tavole originali e rappresentative dei nove libri dell’autore. Il capitolo espositivo intitolato Pop, è il primo che si incontra nel percorso di mostra, e include illustrazioni e fumetti ispirati a storie biografiche, alcune delle quali pubblicate nel blog a partire dal 2011. In questo contesto, Michele Rech affresca in modo lucido i temi che riguardano la generazione nativa negli anni Ottanta, quella generazione nata agiata che poco alla volta ha visto svanire i diritti conquistati dai padri. Giovani che crescono in pieno boom economico ma che poi, progressivamente, vedono tramontare il sogno della nazione come terra promessa. In questa prima parte, il confronto con la nuova generazione – e la desolante constatazione che tutto sia cambiato – è ironicamente restituito attraverso la presentazione di alcuni fumetti cult, Pedagogia e I giovani d’oggi, entrambi del 2012, e La Paura più grande, del 2015.
I nostri demoni: social network, reperibilità e produttività
La rassegna prosegue con l’analisi dei demoni del nostro tempo: i social network, la reperibilità e la produttività. Chiude l’affondo sul tema una serie di tavole tratte da episodi di vita quotidiana come, tra gli altri, l’inedito Fagli più tette, del 2012, Lucine dell’albero di Natale, del 2015 o Il bracciolo poggiagomito, del 2016, nella cui famigliarità narrativa non è difficile per il lettore immedesimarsi. Il quadro, tanto realistico quanto disincantato della contemporaneità, specchio di una società in crisi permanente, è altrettanto presente in Lotte e Resistenze. Questa sezione include tutti quei fumetti trasformati dall’artista in un playground per la formazione dello spazio pubblico e della vita civica. Qui, volti di eroi locali come Renato Biagetti in La politica non c’entra niente. Verità per Renato (insieme a Erre Push), del 2007, o Gaetano Bresci in Autocensure, del 2015, sono presentati insieme a tavole da considerare come statement contro gli abusi di potere: Copsville, del 2012 e Sei pagine su tre mesi di carcere, galera, braccialetti, concorso, del 2018. Seguono vicende tratte dalla cronaca nazionale come approfondimento politico e morale sugli atteggiamenti derivanti dalla dottrina fascista, come Questa non è una partita a bocce, pubblicato su l’Espresso nel 2018. In chiusura, la disamina sui movimenti di protesta e sui diritti civili: See you on the Barricades, 2007, Ilva, 2009, Libertà di Dimora, 2015, No Border, 2018, e sugli spazi occupati.
I Non–Reportage dal G8 di Genova a Kobane
Il Non–Reportage è il terzo nucleo della mostra. Un episodio rilevante è stato il G8 a Genova, 2001, che lo stesso autore considera uno spartiacque nella sua esistenza, motivo di ispirazione per la realizzazione del suo primo fumetto pubblicato in forma anonima su Indymedia. In mostra, una parete rossa è dedicata alla vicenda e accoglie tavole e poster come La memoria è un ingranaggio collettivo (La nostra storia alla sbarra), del 2004, Non è finita, del 2005, Genova 2001 in ogni caso nessun rimorso, del 2018. Da qui si susseguono diversi resoconti di fatti di cronaca nazionale e internazionale, desunti da esperienze personali e di viaggio. Oltre a Gaza, nel 2006, e in Iraq, nel 2014, l’artista si è recato a Kobane, dove i curdi siriani della striscia resistono agli attacchi dell’ISIS e la cui storia di resistenza è stata pubblicata nel 2015 su Internazionale. In mostra sono dedicati al tema Ararat non si Sgombera, Groviglio (entrambe del 2016), Free Gabriele, del 2017, Afrin, del 2018. Questa sezione racchiude numerosi approfondimenti: testimonianze vissute e raccontate in prima persona con lo spirito del reportage che si trasformano nel diario intimo di un viaggiatore del nostro tempo. Di particolare interesse le tavole per Best Movie: recensioni di film presentati al concorso del Festival del Cinema di Venezia a partire dal 2016.
Le tribù
Infine, cuore della mostra, la sezione Tribù che attraversa tutti i temi espositivi. Una selezione di circa quaranta tavole illustrate racconta come la verità più autentica dell’autore risieda nella cultura punk, quella che egli stesso definisce la sua “tribù”, la “famiglia di appartenenza”, la “riserva indiana”. Un movimento di cui non è possibile parlare se non attraverso le copertine dei cd e dei vinili, come in Anime Corsare di Claxon e gli Ultimi, del 2014, e nelle locandine dei concerti che legano la politica radicale alla musica estrema. Questo fulcro espositivo, concepito dall’autore come un omaggio alla complessità del movimento e “a tutti quei ribelli mossi dall’impeto del cambiamento”, descrive la scena punk italiana dell’ultimo decennio.
Il sito del Maxxi
Il sito di Minimondi
Il sito di Zerocalcare

 

 

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