La sua scultura “LOVE”, con la O leggermente inclinata, eseguita in più versioni e collocata in luoghi pubblici è diventata un’icona ben oltre la Pop Art. Robert Indiana, artista statunitense, è morto a 89 anni sabato scorso per insufficienza respiratoria. Viveva in un’isola sulla costa del Maine. Ha diramato la notizia il suo James Brannan.
Come scrive Andrew Russeth su artnews.com, la scultura creata nel 1964, nell’era dei Beatles per ricordare il clima culturale in Occidente, ha avuto da allora una “vita propria” al di là dell’autore. È stata forgiata come scultura per luoghi pubblici in metallo, in magliette e tutti vi si sono imbattuti. “È stata una delle figure chiave del movimento Pop negli anni ’60”. Ma tutto il successo di “Love” lo ha di fatto messo un po’ in ombra, scrive il critico d’arte, e non era comprensibilmente troppo felice. Non fu casuale quindi il titolo della retrospettiva che gli dedicò il Whitney Museum di New York nel 2013: “Robert Indiana: Beyond Love”. Ovvero “oltre Love”.
Dipingeva con colori brillanti e ben calibrati parole a grossi caratteri mimando, quasi, la pubblicità. Ma affrontava temi della vita e sociali come nel dittico del 1962 “EAT DIE”. Ma quell’immagine ha simbolizzato un’epoca e le sue speranze.