Vedere dove si insinua e dove penetra la mafia, dalle Vele di Scampia al paese dei Corleonesi, forse ci aiuta a capire, a comprendere il suo veleno. Forse aiuta a ricordare anche la foto in cui morirono Falcone, la moglie, la scorta a Capaci. Si intitola “Corpi di reato. Un’archeologia visiva dei fenomeni mafiosi nell’Italia contemporanea” la mostra che si tiene dal 24 aprile (alle 19) al 10 giugno al MuFoCo, il Museo di fotografia contemporanea a Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo (Milano) con gli scatti di un progetto a tre firme: Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Cura la mostra Matteo Balduzzi.
Corpi di reato – ricorda il museo riprendendo l’articolo 253 del Codice di procedura penale – sono “le cose sulle quali o mediante le quali il reato è stato commesso, nonché le cose che ne costituiscono il prodotto, il profitto o il prezzo”. Le foto vogliono dunque raccontare dove agisce la criminalità organizzata tra quartieri della provincia milanese, aule e documenti del maxiprocesso, paesi di montagna meta per la settimana bianca, bunker dei mafiosi, “luoghi e oggetti che, spesso dietro a una maschera di normalità, rivelano il legame con i fenomeni mafiosi, più vicino a noi di quanto possiamo immaginare”. Come ha denunciato più volte lo scrittore Roberto Saviano, “dopo decenni di lotta sanguinosa contro lo Stato, da tempo si parla di una mafia confusa nella società civile, che prospera in una zona grigia dove i segni della sua presenza non possono essere cercati nella sola violenza. La stessa informazione sulla mafia appare da tempo frammentata”. La mostra, avvisa il museo, prova “a seguire le tracce delle mafie nei luoghi dimenticati, nelle strade anonime di periferia dove i capimafia di oggi spesso vivono; ma anche tornare al passato, mostrando i teatri di un’epoca in cui i boss facevano sfoggio del loro potere”.
Le immagini fanno parte della collezione del museo, la mostra è a ingresso libero.