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"Io sono" migrante, "io sono" rifugiato: ritratti con storie dall'inferno

In mostra a Matera (poi a Potenza e a Napoli) e in un libro gli scatti di Luisa Menazzi Moretti

"Io sono" migrante, "io sono" rifugiato: ritratti con storie dall'inferno
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18 Marzo 2018 - 18.03


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Ste. Mi.

 

Luisa Menazzi Moretti è una fotografa-artista che scava a fondo nell’umanità. Con “Dieci anni e ottantasette giorni” ha raccontato con poesia e capacità drammatica la tragedia dei condannati nel braccio della morte in prigione in Texas. Espose quel progetto al Santa Maria della Scala a Siena. Con “Io sono” ha fotografato rifugiati e richiedenti asilo in Basilicata nel 2017. E i suoi scatti, accompagnati dalle brevi storie delle donne e degli uomini ritratti, hanno una cura nel dettaglio e dell’immagine, una qualità formale che denota rispetto ed empatia, non semplice passione per la forma. Sono ritratti che possono rimandare alla ritrattistica del Rinascimento italiano dove diventa centrale l’essere umano, non più il dio o il re o la regina. Dove l’autore indaga la psiche e la vita. E sono ritratti che rendono nobile la persona fotografata. Tanto più quando racconta vicende drammatiche. Come Muhamed (Mali, 2017), l’uomo di cui vedete la foto con questo articolo: “C’è la guerra civile, senza fine. Volevano lapidarmi, hanno lanciato pietre. Ho cicatrici sulla testa, sulla spalla, sulla gamba, guarda”. Oppure Adama, dal Senegal, che ricorda: “Mio zio mi ha promessa in sposa a un vecchio, avevo quattordici anni, sono scappata … La Libia è l’inferno”. E qui dovremmo ricordare tutti, cosa significa lasciare i migranti marcire, o morire, in nel paese nordafricano. Adama comunque è coraggiosa e spera: “Mi piace cucinare e vorrei lavorare in un ristorante”.

Quegli scatti sono esposti fino al 5 aprile al Museo nazionale di Palazzo Lanfranchi a Matera. Dal 18 al 31 maggio si possono vedere al Museo archeologico provinciale di Potenza, dal 24 ottobre al 26 novembre saranno al Palazzo delle Arti (Pan) di Napoli.

“Io sono” è anche il libro di Luisa Menazzi Moretti e curato anche da Domenico Quirico, coraggioso giornalista della Stampa che ha fatto reportage in Africa insieme ai migranti stessi rischiando la pelle. Il volume pubblicato da Giunti editore è stato prodotto da Fondazione Città della Pace per i Bambini Basilicata, Cooperativa Sociale Il Sicomoro, Arci Basilicata. “Ho incontrato persone arrivate nel nostro Paese alla ricerca di una vita migliore. Insieme a moltissime altre sbarcano e si confondono nell’indistinto afflusso di uomini e donne senza volto e senza storia. Non sappiamo nulla di loro. Da dove vengono, chi sono? Li vediamo da lontano. In televisione, su internet, paiono tutti uguali. È difficile riuscire a concepire il loro essere innanzitutto persone prima che migranti”, dichiara la fotografa sul sito della casa editrice. E traduce in immagini queste parole, questo bisogno di condivisione di una tragedia che non è giusto nascondere.

“I terroristi sono venuti a cercarci. Hanno bastonato, bastonato, bastonato me e mio fratello”. In Europa? Nella Siria quando dominava l’Isis? No: parla Mohamed, Costa d’Avorio, 2017. Il terrorismo non è terrorismo solo quando attacca l’Europa.

Il sito di Luisa Menazzi Moretti

Il libro

 

La Fondazione Città della pace per i bambini

 

 

 

 

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