Una petizione online contro il Metropolitan Museum di New York ha raccolto 8.700 firme in cinque giorni affinché il museo tolga di mezzo un quadro di Balthus, “Thérese dreaming” del 1938, perché raffigura una ragazzina in una posa esplicitamente sensuale. Ha promosso la petizione Mia Merrill, giovane newyorkese ritenendo che il quadro inciti alla pedofilia e sulla scorta di quanto avviene nelle denunce di molestie alle donne (cioè atti di violenza o molestia appunto) su Twitter ha l’hashtag #MeToo. Il Met ha risposto che non rimuoverà dalle proprie sale il dipinto e che la petizione « è un’opportunità per aprire una discussione informata e rispettosa». Se l’istituto rimuoverà il quadro dalle sale tutti i musei dovrebbero rimuovere tutte le sculture classiche di bambini e bambine, donne e uomini nudi, e andrebbe vietata la lettura di molte poesie latine, come le Odi di Orazio dove uomini amavano i ragazzini, e andrebbero vietate molte poesie dell’antica Grecia (come la magistrale Saffo?, per dirne una). Là dove non arriva l’integralismo islamico, può arrivare un moralismo estremo da “caccia alle streghe” quando l’arte deve essere territorio di libertà e dove le ambiguità sono spesso connaturate alle opere. Lolita di Nabokov, e il film di Kubrick ispirato al romanzo, dovrebbero essere vietati e permessi solo a un’eletta schiera?
Per Mia Merrill, come ha scritto nella petizione, esponendo Balthus «il Met, forse senza volerlo, nobilita il voyeurismo e la riduzione dei bambini a oggetti, il quadro romanticizza la sessualizzazione di una bambina». Al Daily Mail la promotrice dell’azione di censura (questa è) ha dichiarato che «la bambina potrebbe avere al massimo 11 o 12 anni», ritiene l’opera «pornografica» e di essere rimasta sorpresa dalla quantità di adesioni ricevuta. Il titolo della petizione è inequivocabile e perentorio: “Metropolitan Museum of Art: Remove Balthus’s Suggestive Painting of a Pubescent Girl, Thérèse Dreaming.” Dopo il clamore suscitato Mia Merrill ha concesso di “non volere che il quadro venga distrutto, considerei un successo se il museo affigge un messaggio sul quadro che può offendere qualcuno”. Ma se, come sostiene la promotrice della petizione, l’opera incita alla pedofilia, un messaggio del genere non sarebbe un modo ipocrita per lavarsi la coscienza?
Il dipinto «appartiene alla storia della pittura europea», ha replicato il Met che deve «raccogliere, studiare, preservare e presentare» l’arte di ogni epoca e civiltà. «Momenti come questo offrono un’opportunità di conversazione – dichiara il portavoce del Met Ken Weine, come riferisce il Corriere della Sera – e l’arte visiva è uno dei mezzi più importanti che abbiamo per riflettere sul passato e sul presente, incoraggiando la continua evoluzione della cultura esistente attraverso discussioni informate e rispettose per l’espressione creativa».
Balthus, morto nel 2001 a 93 annu, nome d’arte di Balthasar Klossowski de Rola, che in Italia ha diretto l’istituto francese di Villa Medici a Roma, ha spesso raffigurato ragazzine in pose sessualmente ambigue. Era cittadino francese. «Se sembra legittimo mettere in discussione le inclinazioni pedofile di Balthus nel suo lavoro, si possono esprimere dubbi sull’opportunità di una petizione che ha come fine la censura dei suoi dipinti. È questo il modo più adatto per mettere in discussione criticamente la storia dell’arte e i suoi aspetti più oscuri?», interviene il quotidiano parigino Le Figaro.
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