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Animalisti all'assalto del Guggenheim: e il museo si arrende

A New York un'installazione d'arte con due cani sotto stress provoca furiose contestazioni e minacce di violenza. Le opere sono state ritirate. Ma c'è chi dice: un errore, avete ceduto agli integralisti

Animalisti all'assalto del Guggenheim: e il museo si arrende
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29 Settembre 2017 - 13.45


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di Stefano Miliani

È legittimo mostrare animali in situazioni di stress intese come opere d’arte? O è
pretestuoso? Viceversa: è giusto che un museo ritiri video e installazioni perché
suscitano proteste di associazioni animaliste o cede a una forma laica di integralismo?
Solleva interrogativi pesanti la decisione del Guggenheim Museum di New York di
eliminare dalla mostra Art and China After 1989: Theater of the World in calendario
dal 6 ottobre due video e un’installazione per le contestazioni degli animalisti
aggravate, a detta dell’istituzione, da minacce concrete di violenza e dichiarazioni
allarmanti. Non stupisce che la ritirata del Guggenheim abbia a sua volta scatenato
polemiche negli Stati Uniti.
Come hanno raccontato testate quali il New York Times e l’Huffington Post
statunitense, tre sono le opere tolte dalla mostra. Il video di sette minuti “Dogs That
Cannot Touch Each Other” della coppia Sun Yuan e Peng Yu mostra quattro coppie
di pitbull americani pronti ad avventarsi l’uno contro l’altro ma corrono su un tapis
roulant che consente loro di avvicinarsi, non di attaccare e mordere. E le bestiole
inferocite non sarebbero molto contente. Per inciso e per chi ama le connessioni
patriottiche: la coppia è rappresentata da una consolidata, valida e intraprendente
galleria con il cuore in Italia, la Galleria Continua di San Gimignano, e diramazioni a
L’Avana, Pechino e Parigi.
In “A Case Study of Transference” una coppia di maiali tatuata con lettere romane e
caratteri cinesi copula davanti a un pubblico di umani. L’artista si chiama Xu Bing e
il museo aveva deciso di mostrare il video dell’azione che si è svolta davvero a
Pechino, nel 1994. Anche questo lavoro è stato ritirato.
Infine l’installazione “Theater of the World”, che ha dato il titolo alla mostra, vede
centinaia di insetti e rettili, dal grillo al serpente, sotto una cupola illuminata da
lampade che emettono un calore intenso. È un’opera del 1993 e il Guggenheim ha
ricordato che si tratta di animali d’allevamento, che entomologi ed altri esperti sono
stati consultati. Niente da fare, gli animalisti hanno contestato questo “teatro del
mondo”. L’autore è Huang Yong Ping che nel 2007 a Vancouver, Canada, preferì ritirare una versione simile di questo pezzo piuttosto che togliere tarantole e scorpioni
come molti gli avevano chiesto.

Gli attivisti hanno inscenato proteste davanti al Guggenheim dopo aver letto un
articolo del New York Times sulla mostra. E una petizione su change.org ha superato
abbondantemente, in pochi giorni, le 600mila firme. Il tutto riguarda una rassegna
con 150 artisti cinesi considerati d’avanguardia dalla fine della Guerra Fredda al
2008. E dove le opere con gli animali, da quanto si legge, rimandano a situazioni
drammatiche, anche di oppressione, che subiscono le persone, gli esseri umani
appunto, in un paese che non risulta brillare nel rispetto dei diritti umani, figuriamoci
degli altri mammiferi, di rettili o insetti. La National Coalition Against Censorship ha
condannato duramente la scelta del Guggenheim, definendola “allarmante” in un
mondo dove “le minacce di proteste violente stanno ammutolendo l’espressione
artistica e mettendo in pericolo la libertà di parola”. Ed è questo il punto che a
ragione solleva l’associazione: nella terra che ha come emblema la statua della libertà
i difensori dei diritti degli animali mettono la museruola a un museo, in un’altra
occasione potrebbero essere estremisti religiosi o politici a mettere a tacere la cultura
per opere a loro sgradite. D’altronde, già accade troppo spesso in troppi Paesi.

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