A seguito della morte di Papa Francesco, inaspettatamente venuto a mancare alle 7:35 di stamani, la macchina del conclave si appresta a partire. Di seguito le regole che ne normano lo svolgimento e le indiscrezioni sui cardinali che hanno più possibilità di essere eletti.
L’attuale regolamentazione del conclave fa riferimento alle norme emanate da Pio X nel 1904 con la sua Vacante Sede Apostolica, rivedute poi da Pio XII e ritoccate da Giovanni XXIII. Ulteriori novità furono introdotte da Paolo VI, la più importante riguardante l’esclusione dei cardinali con più di ottanta anni, in vigore ancora oggi. Conseguente aggiornamento fu quello di Giovanni Paolo II nel 1996 con la Costituzione Universi Dominici Gregis, che prescrisse i comportamenti a cui bisogna attenersi durante le votazioni. Sua ultima revisione è stata quella di Benedetto XVI nel 2007.
A seguito dell’annuncio della morte del pontefice, comunicata dal Cardinale Farrell, tutti i cardinali stanno per ricevere la convocazione per Roma, sia quelli elegibili con meno di 80 anni sia quelli più anziani. Di quest’ultimi la presenza alle riunioni consultive che precedono il conclave vero e proprio è solo facoltativa. Fino all’elezione del prossimo papa il governo della chiesa sarà affidato al Collegio Cardinalizio, che tuttavia non ha facoltà di modificare leggi e statuti già esistenti. Di tale collegio fanno parte 253 cardinali, ma solo 140 sono elegibili per le sopracitate ragioni di età. Di questi, 110 sono stati nominati da papa Francesco stesso.
Il conclave è dunque regolato dalla Costituzione Universi Dominici Gregis, che prevede la votazione a scrutino segreto da parte dei cardinali fino al raggiungimento di una maggioranza pari a due terzi. A seguito di ogni votazione le schede vengono bruciate: nel caso la fumata sia nera vuol dire che la votazione non ha dato esito positivo e si procederà a un’altra tornata, mentre nel caso sia bianca il papa è stato eletto.
I più papabili:
La storia ci dimostra che è davvero difficile prevedere il prossimo papa, con le voci di corridoio che sposso si sono dimostrate infondate e l’elezione di “outsider” su cui nessuno scommetteva. Ciononostante, già circolano indiscrezioni su quelli che potrebbero essere i nomi più forti.
Tra gi italiani figura Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana da sempre vicino alla Comunità di Sant’Egidio e di recente più volte sul fronte ucraino per portare dialogo. Altri nomi quello di Pierbattista Pizzaballa e Pietro Parolin.
Tra gli outsider il filippino Luis Antonio Tagle, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, carismatico e molto amato per la sua visione progressista e Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa impegnato a fronteggiare la difficile situazione della Repubblica Democratica del Congo. In caso venisse eletto, questi sarebbe il primo “Papa Nero”, ovvero il primo Pontefice africano mai eletto.
Altri nomi sono quelli dell’arcivescovo di Marsiglia Philippe Aveline, impegnato nella questione migranti, il maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo e il portoghese José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Dall’America Latina Sérgio da Rocha, arcivescovo di San Salvador de Bahia, e Leonardo Steiner, arcivescovo di Manaus, noto per battersi con veemenza per la tutale ambientale dell’Amazonio e la questione ambientale.
Dagli Stuti Uniti emergono invece Wilton Gregory, arcivescovo di Washington nonché primo cardinale afroamericano, impegnato sul fronte della giustizia sociale, e il progressista arcivescovo di Chicago Blase Cupich, vicino alla linea pastorale di Francesco. Tra gli europei il lussemburghese Jean-Claude Hollerich, responsabile del Sinodo sulla Sinodalità e Juan José Omella Omella, arcivescovo di Barcellona.
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