di Matteo Di Mario
Lewis Hamilton doveva essere il prescelto per riportare il titolo del campionato piloti a Maranello. Un titolo che manca ormai da 18 anni, da quando Kimi Raikkonen sul sedile della F2007 tagliò il traguardo consegnando il campionato alla scuderia rossa. Da lì, da quell’apice raggiunto che dal 2000 in poi aveva portato ben 6 titoli in 8 anni, il nulla.
Infatti, sono stati 18 anni di progetti poco illuminati nonostante al quartier generale della scuderia del “Drake” Enzo Ferrari siano passati ingegneri e piloti di assoluto livello. Da Fernando Alonso, bloccato da Vitaliy Petrov ad Abu Dhabi nel 2012 a Sebastian Vettel, che dopo il crash ad Hockenheim nel 2018 ha messo fine alle sue speranze di vittoria fino
ad arrivare a Felipe Massa, campione del mondo per soli 30 secondi fin quando lo stesso Lewis Hamilton non gli ha soffiato il sogno.
Tutti hanno fallito sul più bello, non hanno rispettato le aspettative. Tutti innamorati del cavallino rampante (basti pensare a Vettel e a quella delusione per non aver vinto che non è mai svanita). Infine, lo stesso Lewis. Arrivato in pompa magna tra i proclami di chi credeva (o sperava) di aver finalmente costruito la macchina vincente, la sua stagione è risultata deludente a dir poco.
“Un incubo”, come l’ha definita lui stesso dopo l’ennesimo ritiro al Gran Premio del Brasile al 39º giro in seguito a due collisioni: una con Carlos Sainz e una con Franco Colapinto che gli hanno portato 5 secondi di penalità. Un weekend nero per la scuderia in generale, dato che anche Charles Leclerc ha abbandonato la corsa in seguito ad una collisione
fortuita con Oscar Piastri.
Unico apice in questa stagione è stata la vittoria nella Sprint Race in Cina, un fulmine a ciel sereno che ha illuso ma che non ha avuto alcun seguito, avendo rappresentato anche l’unico piazzamento sul podio dell’annata dell’inglese. La Rossa manca l’appuntamento con la vittoria in un Gran Premio da più di un anno, da quando Carlos Sainz conquistava il trofeo in Messico.
Si tratta, per Lewis, dell’anatomia di una caduta di una vera e propria leggenda: l’unione di una macchina ampiamente sotto le aspettative e un pilota di un’età che, malgrado l’innegabile talento, inizia a farsi sentire. Il Sir si dichiara fiducioso, crede nella squadra nonostante i risultati e afferma di aver visto “degli aspetti positivi”; tuttavia, il confronto con le stagioni passate e con Leclerc rimane impietoso. Doveva essere la stagione del definitivo rilancio, il pilota in grado di far sognare i tifosi e invece rischia di passare alla storia come un flop colossale.
Le speranze sono tutte per il 2026, con un cambio nel regolamento che dovrebbe portare ad un rimescolamento di carte non indifferente da stravolgere l’assetto in griglia. Rimane, comunque, il risultato insufficiente di queste 22 gare. I tifosi continuano ad amare la sua leggenda, ma adesso si aspettano dei risultati.
