Cinquantacinque anni fa "Lo chiamavano Trinità..."

Uscito nel 1970, il film rimane ancora oggi un simbolo del cinema italiano, ribaltando gli stereotipi degli spaghetti western.

Cinquantacinque anni fa "Lo chiamavano Trinità..."
Una scena del film (foto di: Today)
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23 Dicembre 2025 - 16.26


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Il cinema italiano, soprattutto quello del XX secolo, è contraddistinto da grandi figure che hanno lasciato il segno anche a livello internazionale. Tra i tanti nomi due di questi vengono spesso enunciati come un duo indissolubile: Bud Spencer e Terrence Hill, pseudonimi di Carlo Pedersoli e Mario Girotti.

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I due hanno iniziato il loro sodalizio nel 1959 con Annibale, senza però girare scene insieme. Il loro primo incontro si ha quindi sul set di Dio perdona… io no! del 1967, ma è con Lo chiamavano Trinità…, che quest’anno compie 55 anni, che i personaggi di Bud Spencer e Terrence Hill raggiunsero la fama mondiale. Da lì i due attori diedero vita ad una carriera di coppia che durò fino al 1994, anno del loro diciottesimo e ultimo film (Botte di Natale).

Il film, uscito nel 1970, ha segnato una vera e propria rivoluzione nel genere del western, portando alla creazione di un sottogenere, il fagioli-western. Trinità, interpretato da Bud Spencer, è allo stesso tempo un pistolero eccellente e un uomo pigro e trasandato. Giunto in una cittadina tranquilla scopre che suo fratello Bambino, ladro di cavalli, si spaccia per lo sceriffo della città.

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La comunità del villaggio è, però, controllata dal maggiore Harriman, un allevatore equino che perseguita un gruppo di mormoni pacifici per il solo motivo che si sono stanziati in una valle fertile che lui vorrebbe destinare ai suoi purosangue. Per raggiungere il suo obiettivo, Harriman recluta un bandito e la sua banda di fuori legge: Trinità e Bambino decidono, quindi, di cooperare per aiutare i poveri mormoni e per sottrarre la mandria al maggiore.

La sceneggiatura del film è opera di E.B. Clucher, pseudonimo di Enzo Barboni, ex direttore della fotografia di Sergio Corbucci e poi di Italo Zingarelli che, intuendone la forza comica, decise di produrgli il film. Lo chiamavano Trinità… ha ottenuto un successo commerciale incredibile e inaspettato, a tal punto che la sua importanza culturale è presente ancora oggi. L’opera é stata il primo exploit registico di Barboni, che giocava sugli stereotipi degli spaghetti western, al tempo in crisi: il sottogenere del fagioli western é riuscito a far emergere il lato comico del genere, creando uno spazio in cui i suoi lati tipici diventavano cornici comiche e simboliche.

Nessuno muore, non viene sparso sangue e gli elementi tipici del genere (che ha reso celebre un’icona del cinema italiano come Sergio Leone) vengono messi in secondo piano, lasciando spazio a gag, risate e botte da commedia slapstick. L’atmosfera, in un primo momento, é quella tipica degli scontri epici del western, ma poi tutto viene subito sconfessato: non si usano armi, ma i pugni (tratto distintivo del cinema di Bud Spencer e Terrence Hill), che con le loro azioni farsesche depotenziano i topoi del genere.

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I due protagonisti permettono quindi di riflettere sul potere del cinema grottesco e demenziale; un cinema in cui si rinnega la violenza e si dà spazio alla comicità, senza però sacrificare una storia lineare ma piuttosto condendola di gag e battute. Storiche e intramontabili sono le mangiate di intere padellate di fagioli, ma anche la colonna sonora di Franco Micalizzi, a tal punto che anche Quentin Tarantino la riprese per il suo Django Unchained. Ogni elemento di Lo chiamavano Trinità… lo rende, quindi, un cult senza tempo, colonna portante del cinema italiano anche a distanza di 55 anni dalla sua uscita: un western ironico, divertente, che invece di macchiare i protagonisti di sangue lo fa con il sugo dei tanti fagioli mangiati.

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