di Delia Vaccarello
Storie per raccontare la sessualità alle prese con i tabù nel mondo del calcio. Mondo tra i più retrivi, dove per giocare a pallone bisogna essere quella cosa che non esiste e che molti chiamano “vero uomo”. E non solo. Mondo che vuole che le donne non siano lesbiche, che i ragazzi gay non mettano i tacchi alti. Stiamo parlando di una realtà fatta in prevalenza di calciatori e tifosi che vogliono dettare norme alla sessualità anche se, può accadere, la prima sessualità “fuorinorma” è la propria. Ma a sparigliare le carte “entra in campo, amore”. E’ il titolo della prima delle sei storie raccontate da Rosario Coco nel suo primo libro “Storie fuorigioco. Omosessualità e altri tabù nel mondo del calcio” (ed.Villaggiomaori, presentazione a Roma l’8 aprile). Rosario Coco narra gli incontri nelle case per seguire le partite, i tornei friendly, le conversazioni tra amici nella gay street. Racconta il fermento di chi riesce a vivere scavalcando il muro dei tabù. Ci dice anche che ognuno ha i suoi, di tabù.
C’è chi per anni sceglie il silenzio per timore di essere discriminato, e si tratta di anni trascorsi provando a vivere in stand-by, sotto una “campana di vetro”. Ma poi la vita preme, e il silenzio viene rotto. E ogni volta che si incrina la rappresentazione, quando i personaggi vengono fuori esprimendo attrazioni e sentimenti, riuscendo a vivere alla luce del sole, Rosario Coco tocca il registro della commozione. Commuove il pathos del mister dalla doppia vita invaghito di un giovane della squadra che allena quando apprendere che il suo Jonathan, il ragazzo per cui si tormenta temendo rifiuti e condanne, quello che in campo è silenzioso e schivo, in realtà è gay. Commuove lo squarcio di una cappa fatta di silenzi lunghi mesi e mesi, di sguardi che non si incontrano, di solitudini a partita finita. E arriva il giorno che ci si intende, per via di conoscenze incontrate per caso, grazie a una rete di solidarietà che aiuta a dribblare la paura. Allora il mister sussurra al suo ragazzo: “Entra in campo,amore”. E si riferisce al suo di amore, ma anche all’amore e basta, alle buone relazioni. Che entrino in campo, sembra dire Rosario Coco, che non restino fuorigioco, che si faccia un salto di qualità. E di civiltà. Resta fuorigioco per anni Matteo invaghito di Gennaro, fa fatica ad accogliere la sua omosessualità, anche se una commozione forte la prova, succede quando stringe la mano di Cesare Prandelli, il Ct della nazionale che ha speso parole di condanna contro l’omofobia. Matteo ha bisogno di stringere quella mano, quasi fosse la mano di un padre che sa dissipare l’odio. E dopo anni, grazie al Pride che attraversa il suo quartiere, squarcia il silenzio anche con Gennaro che, guarda caso, è tra i danzatori più seducenti che si dimenano sui carri del corteo. Ci sono gli amori che sbocciano, trattenuti prima dalla morsa dell’omofobia, ci sono le relazioni di aiuto che sanno dare amici e conoscenti, cittadini del vasto e multiforme pianeta fatto di associazioni, locali, parate, gay street. E ci sono le violenze. Luca è stato violentato e minacciato dal suo mister, e ha rinunciato al calcio, e anche alle relazioni, a ciò che prova per ragazzi e per ragazze, finché Sara incontrata una sera non gli fa capire che esiste la bisessualità, e dà a Luca la chiave: non è né gay né etero, è qualcos’altro. Federico è gay e si veste da donna con tacchi alti 15 centimetri. Ha con Emilio una relazione aperta e si scontra con i pregiudizi sia di alcuni gay, gelosi e possessivi, che di alcuni etero violenti. Sugli spalti, mentre il compagno gioca, viene aggredito per il suo look, menato e mandato all’ospedale. Ma Rosario Coco supera la violenza, e fa entrare in campo amore: nella partita successiva i giocatori prima del fischio dell’inizio mostreranno tutti un tacco a spillo. Sessualità oltre gli schemi, che rivendica il diritto di esistenza, momenti di solidarietà, cortei che strattonano i politici dormienti: il libro di Rosario Coco, con un certo gusto per il lieto fine, riesce a narrare i pride della vita. E ne racconta molti: individuali, collettivi, amorosi e politici. “Storie fuorigioco” dipinge la parte di umanità che, contrastando i pregiudizi del calcio, specchi delle categorie discriminanti più diffuse, gioca una partita contro un’avversaria antica. L’avversaria che rischia di guadagnare campo oggi in Italia, visti gli ultimi proclami sull’abolizione delle unioni civili. E si chiama sessuofobia.