di Giuseppe Castellino
Ma è mai possibile che abbiano proibito di vedere il film La scuola cattolica ai minori di 18 anni? La notizia è stata accolta da enormi critiche. Aver proibito La scuola cattolica di Stefano Mordini, il film che ripercorre il massacro del Circeo, ai minori rappresenta secondo l’Anica (l’associazione di categoria che rappresenta le industrie italiane del cinema e dell’audiovisivo), una vera e propria azione di censura. Al coro si sono unite le voci dello scrittore Edoardo Albinati – autore del romanzo da cui è tratto il film – e i familiari delle vittime. Ma non era stata abolita la censura in Italia con il decreto voluto dal ministro Franceschini? E si tratta tecnicamente di censura?
Proprio nel 2021 la censura viene sostanzialmente abolita. Un grande passo in avanti ma nella sostanza, come dimostra l’ultimo caso, non è stata del tutto eliminata. Il ministro Franceschini istituisce la “Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche” presso la Direzione Generale del Cinema del Mibact. La censura scompare, ma viene sostituita da un meccanismo che ha il compito di visionare il film ed eventualmente vietarlo ai minori di 14 o 18 anni. Ed è qui che il film La scuola cattolica inciampa, vedendosi vietare la visione ai minori di 18 anni.
Il film sicuramente affronta una tematica delicata, ma importante per la formazione critica dei giovani. Perché vietarla ai minori e rendere pubblici invece tanti film dove la violenza regna incontrastata? Abbiamo fatto dei passi avanti sulla questione, ma la strada è ancora lunga per arrivare a un traguardo accettabile.
C’è bisogno di fare un po’ chiarezza storica attorno all’uso della censura in Italia. Premessa: la censura sui film in Italia esiste dal lontano 1913, ed era sotto la giurisdizione del Ministero dell’Interno che delegava le autorità locali. Dopo il giudizio del revisore al film veniva rilasciato il nulla osta, tagliando delle parti se necessario. Durante il regime fascista degli anni ’20 il controllo passò sotto il Ministero della cultura popolare, con la differenza che poteva essere sottoposta a revisione qualsiasi fase di realizzazione del film e addirittura doveva essere rilasciato un nulla osta speciale per l’esportazione di pellicole all’estero.
Viene la guerra, tramonta la dittatura fascista e siamo all’alba della Repubblica. La Costituzione italiana all’articolo 21 dice chiaramente che la stampa non può essere soggetta ad alcun tipo di censura, quindi sia cartacea che telematica. Cosa vuol dire questo? Che tutto ciò che non riguarda la stampa può essere soggetto a censura, quindi anche il cinema e le rappresentazioni teatrali.
Dopo una legge del 1949 a firma di Giulio Andreotti, nel 1962 venne emanata la legge Revisione dei film e dei lavori teatrali che è rimasta in vigore sostanzialmente fino al 2021. In realtà non cambiava di molto il quadro generale, con la conferma di un sistema preventivo di censura e il rilascio del nulla osta per la produzione pubblica. Il parere doveva essere rilasciato da un’apposita commissione e il nulla osta veniva rilasciato dal Ministero del turismo e dello spettacolo (non più quindi il Ministero dell’Interno). La commissione aveva inoltre il potere di vietare il film a fasce specifiche della popolazione, come i giovani fino a 14 o 18 anni. I film che sono finiti sotto la scure della censura non sono moltissimi, ma molti presentano nomi eccellenti.
La prima pellicola vittima della censura fu Nodo alla gola di Alfred Hitchcock nel 1949, che fu vietato per ben 7 anni. Andando più avanti, nel 1975 l’intellettuale Pier Paolo Pasolini fu vittima della censura per il suo film Salò o le 120 giornate di Sodoma. La vicenda sul film è molto travagliata; infatti fu bocciata in primo grado mentre fu semplicemente vietata ai minori di 18 anni dopo l’appello, per venire infine sequestrato dalla magistratura. Il film è stato trasmesso in pubblico per la prima volta nel 2005 sulla Pay TV. Dobbiamo far notare che spesso, durante la seconda metà del Novecento molti film venivano censurati sotto pressione del mondo cattolico, che trovava un forte rappresentante istituzionale nella Democrazia Cristiana.
Nel 1998 inizia a vedersi un’evoluzione. La direzione passa sotto il neo Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e viene abrogato l’articolo 11 sulla censura nei confronti delle opere teatrali. Per i film purtroppo bisognerà aspettare ancora troppo tempo, e intanto la censura continua a fagocitare film. Nel 2011, il film Morituris non ottenne il visto di primo grado. I produttori, invece di appellarsi decisero di aggirare la censura distribuendolo in home video. Poi arriviamo alle ultime decisoni che migliorano decisamente il panorama ma non eliminano del tutto i rischi di incappare in qualche nuova forma di censura.
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