A 77 anni è morto a Milano Salvatore Veca, filosofo che ha avuto come interessi primari l’uguaglianza, la libertà, la giustizia sociale e si è sempre schierato apertamente sul fronte progressista. Non a caso in una lezione per la Fondazione Unipolis del 22 marzo 2016 al Liceo Scientifico Cattaneo e all’I.I.S. Sella Aalto Lagrange di Torino osservò tra altri passaggi: “I nemici dell’uguaglianza (ce ne sono in giro un sacco) istituiscono la diseguaglianza sociale, la gerarchia, o la asimmetria fra persone e gruppi di persone. Il giudizio di uguaglianza si basa sulla coppia inclusione– esclusione, dentro o fuori. Pensateci sempre quando discutete con qualcuno”.
Veca, nato a Roma il 31 ottobre 1943, si laureò all’Università di Milanonel 1966 con una tesi in filosofia teoretica, seguito da Enzo Paci e Ludovico Geymonat. Era professore ordinario di filosofia politica all’Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia (2005-2013), dove è stato vicedirettore e prorettore vicario. Aveva iniziato la carriera universitaria alla Statale di Milano, poi ebbe cattedre all’Università della Calabria, di nuovo nel capoluogo lombardo, a Bologna, Firenze e Pavia.
Nella politica lo ricordano tra altri il Pd di Pavia che lo descrive come “filosofo autorevole, maestro di equità e giustizia. Professore appassionato, amato da generazioni di studenti. Persona semplicemente intelligente e generosa, grande fautore del dialogo costante tra scienza e fede. Addio, Professore. E grazie di tutto” e su Twitter Bobo Craxi: “Salvatore Veca è stato un uomo illuminato, ha avuto un pensiero filosofico e politico originale. Lo piango con gratitudine per il suo insegnamento, con sentimenti di amicizia”.
Profondo conoscitore del pensiero di Norberto Bobbio, tra i suoi saggi più importanti si ricordano “Le mosse della ragione” (Il Saggiatore, 1980), “La società giusta” (Il Saggiatore, 1982), “Questioni di giustizia” (Pratiche, 1985), “Una filosofia pubblica” (Feltrinelli, 1986), “L’altruismo e la morale” (Garzanti, 1988) con Francesco Alberoni. Nel 1974 divenne direttore scientifico della Fondazione Feltrinelli di cui è stato presidente dal 1984 al 2001.
Dal 1991 al 1996 Veca ampliato il raggio dei suoi lavori teorici con tre meditazioni filosofiche su questioni come verità, giustizia e identità dapprima pubblicate in “Questioni di vita e conversazioni filosofiche” (Rizzoli 1991) e poi confluiti nel saggio “Dell’incertezza. Tre meditazioni filosofiche” (Feltrinelli 1997).
È del 1998 Veca la raccolta di saggi di filosofia sociale e politica “Della lealtà civile” (Feltrinelli) e del 2002 “La bellezza e gli oppressi. Dieci lezioni sull’idea di giustizia” (Feltrinelli) dove propone idee per una teoria della giustizia globale.
Nella bibliografia del filosofo vanno annoverati anche testi come “Libertà e eguaglianza. Una prospettiva filosofica” (Il Saggiatore, 1989), con Alberto Martinelli e Michele Salvati, “Etica e politica” (Garzanti 1989), “Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull’idea di emancipazione” (Feltrinelli, 1990), “Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica” (Einaudi, 1991), “L’idea di incompletezza” (Feltrinelli, 2011), “Il senso della possibilità” (Feltrinelli, 2018).