di Franco Franceschi
Il Medioevo, si sa, è per i contemporanei un grande catalogo di immagini, idee e miti cui attingono a piene mani il cinema, la televisione, le riviste di divulgazione, i giochi, le rievocazioni storiche. Un caleidoscopio che incuriosisce ed affascina un pubblico molto ampio e variegato ma che non sempre si presenta con il suo volto migliore. Soprattutto nel mondo della comunicazione e dei media l’età di mezzo, spesso considerata un unico blocco indistinto di dieci secoli, viene evocata come metafora di eventi o situazioni in cui dominano barbarie, fanatismo e oscurantismo o, nella migliore delle ipotesi, immobilismo e arretratezza. Tra le più bizzare incarnazioni di questo luogo comune ricordo la dichiarazione di un uomo politico che un paio d’anni fa definì «medievale» il provvedimento che confermava la chiusura dei negozi la domenica, mentre nelle ultime settimane lo stesso anatema è stato scagliato contro il gioco, giudicato antiquato, di una squadra di calcio di serie A!
Chi si fosse stancato di queste letture parziali e spesso prive di fondamento ha ora l’occasione di respirare aria nuova: dal 7 al 10 ottobre prossimi, infatti, il Centro italiano di studi di storia e d’arte di Pistoia, che da cinquant’anni costituisce un punto di riferimento negli studi sulla società medievale, organizza nella città toscana un convegno internazionale dal titolo Medioevo che crea. Sperimentazione, invenzione e innovazione (Italia, metà X secolo-metà XIV). L’iniziativa intende far dialogare i migliori specialisti del periodo, tra cui Franco Cardini, Sandro Carocci, Giacomo Todeschini, Toni Furió, Victor Schmidt, Carla Frova, Andrea Zorzi, con l’obiettivo di valorizzare e raccordare le diverse ricerche sulle forme di creatività espresse da un’epoca che molti si ostinano a pensare ancora ‘oscura’ e primitiva.
Per la verità l’attitudine alla sperimentazione e all’innovazione pervade tutto il lungo millennio medievale, ma gli organizzatori hanno voluto dettare coordinate spazio-temporali precise, concentrandosi sull’Italia fra X e XIV secolo. La Penisola, infatti, rappresenta uno spazio geografico sufficientemente vasto ma non troppo dispersivo ed è inoltre, per la sua posizione e funzione nel Mediterraneo, un’area di interazione fra popoli differenti, nonché di intensi scambi commerciali e culturali: aspetti che stimolarono la nascita di esperienze innovatrici. Quanto alla cronologia, la si è voluta sufficientemente larga in modo da farla coincidere con l’origine e lo sviluppo della grande fase di espansione demografica ed economica medievale.
Il programma dei lavori prevede cinque dense sessioni, ognuna dedicata ad un grande ambito tematico. Si comincia con quanto di innovativo vi fu nelle esperienze del potere che ebbero come teatro le campagne, dove le aristocrazie fondiarie e militari dettero vita alla signoria territoriale, e le città, dove un compromesso tra le tendenze egemoniche dei ceti sociali più eminenti favorì la nascita del comune. Ed in città si rimane per analizzare il nuovo rapporto dell’uomo con l’ambiente costruito, lo sviluppo di politiche di controllo dell’espansione urbana e delle grandi opere pubbliche, ma anche per osservare i cambiamenti intervenuti in un settore di forte rilievo per la collettività, quello dell’assistenza a tutti coloro – poveri, ammalati, anziani – che si trovavano in condizioni di deprivazione.
È poi la volta dei fenomeni inquadrabili sotto l’etichetta della storia economico-sociale e di quella delle tecniche: il ruolo creativo dei contadini nella crescita dell’economia agraria, le innovazioni nell’organizzazione del lavoro e nella gestione delle aziende artigianali e mercantili, l’incidenza delle macchine, la ricaduta dei nuovi beni e strumenti sulle abitudini quotidiane delle popolazioni, la presa di coscienza, da parte dei contemporanei, dell’importanza della dimensione economica.
La quarta sessione del convegno è dedicata alle trasformazioni del sapere e si concentra sull’invenzione e la diffusione delle università, la nascita di una figura di intellettuale urbano sempre più svincolato dalla cultura ecclesiastica, la riappropriazione e reinterpretazione del patrimonio culturale dell’antichità classica, il complesso meccanismo, fatto di prestiti e rielaborazioni, attraverso il quale strumenti fondamentali della conoscenza (è il caso dei numeri ‘arabi’) sono diventati di uso corrente nella Penisola.
Nell’ultima e corposa tranche di interventi c’è spazio anche per le idee, i linguaggi e le rappresentazioni, con interventi che si muovono lungo una direttrice duplice: far emergere gli elementi creativi propri di alcune grandi letture del mondo – quali la filosofia, l’arte e la cartografia – e approfondire, per la loro rilevanza nella società del tempo, temi quali le forme della comunicazione politica, la costruzione della memoria cittadina, la coscienza di vivere in un mondo che muta, i cambiamenti nella geografia dell’Aldilà. Sì, avete letto bene: l’Aldilà, parte integrante dell’orizzonte degli uomini del tempo, elemento essenziale dell’organizzazione sociale e dell’ordine dell’universo.
Il programma completo dei lavori è consultabile all’indirizzo http://www.cissa-pistoia.it dove è possibile trovare anche i link per seguire le dirette.
* Professore Ordinario di Storia medievale dell’Università di Siena