Il pressing sul Cts che proviene da tutto il mondo degli eventi sportivi, culturali e comunque di intrattenimento e sponsorizzato anche dal ministro della cultura Dario Franceschini e dalla sottosegretaria con delega allo Sport, Valentina Vezzali, sta avendo solo frutti parziali rispetto alla speranza di un’apertura completa. Il Cts, in una lunga seduta di ieri, ha pronunciato esito favorevole per portare dal 50% al 75% la capienza di stadi e luoghi all’aperto mentre nei luoghi al chiuso e nei palazzetti la capienza è raddoppiata passando dal 25% al 50%. Capitolo a parte per sale da cinema e da concerto dove si passa all’80% al chiuso e al 100% per le sale all’aperto.
Mentre il green pass resta il documento indispensabile per accedere in ognuno dei luoghi suddetti, si spera che il Governo deciderà i tempi, per concretizzare le ipotesi formulate dagli esperti del Cts, proprio nella riunione prevista per domani mercoledì.
Soddisfatta la sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali: “Lo sport all’aperto con il 75% degli spettatori e al chiuso con il 50%: un altro importante passo nel percorso verso la normalità. Grazie al Cts per aver dato fiducia. Ora, con l’apporto responsabile di tutti, andiamo avanti e lavoriamo per arrivare quanto prima al 100%”.
Dicono la loro anche Massimiliano Fedriga (Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome) ed Ilaria Cavo (Coordinatrice della Commissione Cultura della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome) commentando le indicazioni del Cts.”Una decisione equilibrata che recepisce la proposta della Conferenza delle Regioni e che ridà ossigeno al mondo dello spettacolo e della cultura, coniugando le esigenze della ripresa con le regole basilari della prevenzione”.
Si lamenta invece delle ipotesi, che ancora una volta escludono le discoteche, Gianni Indino, presidente del Silb-Fibe per i locali da ballo aderenti alla Confcommercio: “”Se le cose andranno nella direzione delle indiscrezioni che trapelano, ritengo che la misura sia davvero colma. Le aziende dell’Emilia-Romagna che rappresento ritengono che servano decisioni forti per ribadire la nostra contrarietà ad un comportamento al limite del persecutorio nei confronti dei nostri imprenditori e dei lavoratori che vivono di questa attività. Saranno forme di protesta rumorose, di cui penso si parlerà”.
Non soddisfatta nemmeno la Siae: “Le decisioni assunte dal Comitato Tecnico Scientifico relativamente all’aumento delle capienze dei luoghi di spettacolo tra il 75% e l’80% sono insufficienti e francamente non oggettivamente motivate” – aggiungendo – “la percentuale di persone almeno parzialmente protette dal coronavirus è dell’83,24% mentre il 77,99% è completamente vaccinato. Ci era stato detto che con queste percentuali si raggiungeva l’immunità di gregge. Cosa è cambiato? Come dice il nostro Presidente Giulio Rapetti Mogol non vogliamo morire ‘sani’. Per questo reiteriamo il nostro invito a firmare l’appello su www.cultura100x100.it che in pochi giorni ha già raggiunto circa 15mila firme”.
Secondo la Siae, “un intero comparto, quello dell’industria della cultura, dello spettacolo e dell’intrattenimento rischia di essere cancellato, soprattutto con riferimento a quei settori (musica, concerti, discoteche e locali da ballo) che non vivono di contributi pubblici. Ormai è un rischio reale e vicino e per capirlo basterebbe un po’ di buonsenso”. La Siae non manca di prendere di mira le dichiarazioni del Presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome Massimiliano Fedriga e della Coordinatrice della Commissione Cultura della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Ilaria Cavo, asserendo, “perché ‘l’ossigeno’ cui fanno riferimento è ad esclusivo vantaggio di settori che da sempre vivono di contributi pubblici”.
Nella riunione del Cts di ieri sera infatti non è stata esaminata la richiesta arrivata dal ministero dello Sviluppo economico di verificare la possibilità di riaprire le discoteche. Il portavoce del Comitato, Silvio Brusaferro, ha detto che sarà possibile un allentamento delle misure “sulla base dell’attuale evoluzione positiva del quadro epidemiologico e dell’andamento della campagna vaccinale”. –aggiungendo che è opportuna- “una progressione graduale nelle riaperture, basata sul costante monitoraggio dell’andamento dell’epidemia combinato con la progressione delle coperture vaccinali nonché degli effetti delle riaperture stesse”.
Relativamente agli eventi sportivi, il Cts si raccomanda che “la capienza negli impianti debba essere rispettata utilizzando tutti i settori e non solo una parte al fine di evitare il verificarsi di assembramenti in alcune zone e che siano rispettate le indicazioni all’uso delle mascherine chirurgiche e ci sia la vigilanza sul rispetto delle prescrizioni”. Per teatri, cinema e sale concerti, il Cts dice che la decisione potrà essere rivista nell’arco del prossimo mese e invita anche in questo caso a “rispettare le indicazioni all’uso delle mascherine durante tutte le fasi degli eventi”, nonchè a porre “massima attenzione alla qualità degli impianti di aereazione”, con la vigilanza sul rispetto delle indicazioni.
Il decreto sul Green pass prevedeva già che il Cts indicasse un parere entro il 30 settembre “sulle misure di distanziamento, capienza e protezione nei luoghi nei quali si svolgono attività culturali, sportive, sociali e ricreative” in vista “dell’adozione di successivi provvedimenti normativi e tenuto conto dell’andamento dell’epidemia, dell’estensione dell’obbligo di certificazione verde Covid-19 e dell’evoluzione della campagna vaccinale”.
A breve potrebbero esserci anche indicazioni da parte degli esperti del Cts circa la riduzione della quarantena per i vaccinati e, proprio su ciò, abbiamo una dichiarazione del sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri: “Credo che arriveremo a togliere la quarantena ai vaccinati passando per una ulteriore riduzione. È un momento di transizione questo, le cose stanno andando molto bene, osserviamo ciò che accadrà nelle prossime settimane come i contagi dopo aver riaperto tutto, comprese le scuole. Poi penso che sia auspicabile e di buonsenso liberare chi è vaccinato dalle quarantene”. Se non si fa subito, ha sottolineato, “è perché vi è sempre il rischio di varianti”.
Per finire, riportiamo anche un’iniziativa del vescovo Giovanni Nerbini della diocesi di Prato, che con un decreto che porta la sua firma, si chiede a sacerdoti, diaconi e a quanti operano all’interno della chiesa come sacrestani, catechisti, animatori e volontari, di sottoscrivere una autodichiarazione di aver ricevuto il vaccino contro il Covid (con una dose da almeno 14 giorni o con entrambe le dosi), oppure di essere guariti dall’infezione da Covid da non oltre 180 giorni oppure di aver conseguito l’esito negativo di un tampone molecolare effettuato entro le 72 ore o antigenico o salivare entro le 48 ore.