Si alza di nuovo il sipario del Teatro Niccolini, nel ricordo di Paolo Poli, magistrale regista, attore e cantante, che al teatro fiorentino ha legato il proprio nome, con ‘Sempre fiori mai un fioraio‘ di Pino Strabioli, spettacolo dedicato al pensiero libero, alla profonda leggerezza di un genio che ha attraversato il Novecento. La nuova stagione, fortemente voluta dalla famiglia Pagliai che si è occupata del recupero e del rilancio del Niccolini, si aprirà ad ottobre per concludersi a dicembre 2021.
Dopo la messa in scena di Strabioli sarà il turno di Gennaro Cannavacciuolo con il recital ‘Volare, concerto a Domenico Modugno‘, seguito da Paolo Graziosi che porta al Niccolini ‘Primo amore’ di Samuel Beckett e ‘Fa male il teatro – Ma non le seppie coi piselli‘. Seguono poi Filippo Timi e Lucia Mascino in scena con ‘Promenade de santé – Passeggiata di salute‘ spettacolo sulla malattia dell’amore; poi lo spettacolo ‘Amore‘ di Spiro Scimone e Francesco Sframeli e ‘Morirò in piedi‘, che racconta gli ultimi giorni di vita di Oriana Fallaci, a Firenze, nell’estate del 2006. Il programma prosegue con, tra gli altri, Giancarlo Cauteruccio con ‘L’ultimo nastro di Krapp‘ e ‘Fame, mi fa fame‘. Chiude Sergio Basile, dal 17 al 19 dicembre con ‘Il diavolo e il presepe’. Il nuovo corso del teatro segna il ritorno di Roberto Toni come direttore artistico che ha accolto l’invito del gruppo Polistampa di Mauro Pagliai, proprietario dell’edificio, a cui si deve il progetto di ristrutturazione del teatro del 2016.
“Immaginare di riaprire il Teatro Niccolini, tanto più con una stagione così importante – commenta Antonio Pagliai, amministratore di Eventi Pagliai – può sembrare un’operazione coraggiosa, anzi incosciente, specialmente se pensiamo che è principalmente sulle spalle di una realtà privata. Ma non c’era scelta, come non c’era scelta il giorno in cui si presentò la possibilità di rilevare e ristrutturare un teatro di valore abbandonato da tanti anni. Dopo la chiusura forzata dovuta al Covid, abbiamo l’obbligo morale di far rivivere questi ambienti secondo la loro vocazione, augurandoci di trovare strada facendo una sponda”