Si è aperto nel tardo pomeriggio del 29 luglio per la prima volta in Italia, nell’arena del Colosseo, il G20 che riunisce i ministri delle venti maggiori economie mondiali e quasi 40 delegazioni, tra cui i vertici dell’Unesco, l’Ocse, il Consiglio d’Europa, l’Unione per il Mediterraneo, e poi per l’Italia i Carabinieri della Tutela del patrimonio culturale, l’Istituto centrale per il restauro e la Scuola dei Beni e delle attività culturali.
Infatti, come ha detto il ministro della Cultura Dario Franceschini “anche nei momenti in cui tutto divide e allontana, ai Paesi può restare sempre aperto un spiraglio di dialogo sulla cultura.” L’obiettivo del G20, ha spiegato Franceschini, è arrivare alla firma di una dichiarazione congiunta dei ministri del G20 e delle organizzazioni che si occupano a vario titolo di cultura in tutto il mondo che preveda una serie di impegni su molti temi: dalle politiche di tutela e restauro al traffico illecito di opere d’arte, dalla formazione dei giovani alla ripartenza dei musei dopo la pandemia.
“Storia e bellezza sono parti integranti dell’essere italiani. Quando il mondo ci guarda, vede prima di tutto arte, musica e letteratura. Voglio quindi ringraziare chi lavora nei nostri teatri, nelle nostre biblioteche e nei nostri musei. Perché la riscoperta del passato è condizione necessaria per la creazione del futuro”, ha detto nel suo intervento al G20 il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi. E poi ha aggiunto: “Dobbiamo permettere ai nostri giovani di liberare le proprie energie e il proprio dinamismo.
E promuovere l’uso della tecnologia, ad esempio nella digitalizzazione di archivi e opere d’arte. Perché l’Italia sia, allo stesso tempo, custode di tesori e laboratorio di idee. Il sostegno alla cultura è cruciale per la ripartenza del Paese. Il settore dei viaggi e del turismo vale il 13% del prodotto interno lordo e impiega in maniera diretta o indiretta tre milioni e mezzo di persone. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dall’Unione Europea, investiamo in queste attività quasi 7 miliardi di euro.”
Così, anche Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, in un’intervista raccolta da Ansa, ha fatto sentire la sua voce nel cuore storico e geografico dell’Italia: “in un periodo non più di rivoluzione ma di transizione digitale, il Paese deve lanciare “un nuovo umanesimo digitale”. “Deve essere un tempo,” spiega Greco, “in cui storici, architetti filosofi, neuroscienziati, psicologi possano lavorare fianco a fianco con chimici, fisici, esperti informatici perché si possa arrivare alla definizione di una nuova semantica per capire ed elaborare la complessità della realtà.
I luoghi della cultura ci insegnano proprio questo: non ci sono risposte definitive e semplici a fenomeni complessi. In questo momento pandemico abbiamo vissuto tutto questo. E’ un po’ quello che chiamo il ‘metodo museale’: una disamina scrupolosa degli avvenimenti per sapere comprendere il presente e programmare l’innovazione.” E poi ricorda il direttore: l’articolo 27 della Dichiarazione dei diritti umani dell’Onu del 1948 mette la Cultura al centro per lo sviluppo di una società più armonica. I luoghi della cultura ci possono aiutare a leggere il paesaggio e trovare soluzione che ne permetta la cura e la preservazione”, infine aggiunge, “i musei, devono diventare necessariamente anche luoghi di inclusione, di creazione di cittadinanza, di dialogo e confronto.”
L’evento è stato suggellato in serata dal concerto dell’orchestra giovanile Luigi Cherubini diretta dal Maestro Riccardo Muti, che ha interpretato la Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvorak trasmessa in diretta su Rai1 dal Quirinale.
di L.Salv.