“Il premio più grande, per me, è che la gente mi voglia bene anche se non mi vede in televisione”
Raffaella Maria Roberta Pelloni, per gli amici Raffaella Carrà, se n’è andata lasciando un grande vuoto nella nostra società (clicca qui per la notizia). È stata riconosciuta da tutti come la regina indiscussa della televisione italiana, forse per il suo effetto dirompente durante le trasmissioni da lei condotte dagli anni Sessanta fino ad oggi.
Raffaella Carrà passa la usa infanzia nella riviera romagnola tra il bar di suo padre e la gelateria di Bellaria seguendo il Musichiere. A soli 8 anni lascia il suo paese per andare a studiare recitazione a Roma. Inizia muovere i primi passi con ruoli spesso secondari condotti però da registi di assoluto livello come Monicelli.
Tuttavia, la carriera da attrice non le fece raggiungere il successo a cui arriverà in seguito. Nei primi anni sessanta, su consiglio del regista Dante Guardamagna, cambia cognome prendendo quello del pittore Carlo Carra. Dopo iniziò la sua carriera da showgirl e cantante con un’ascesa devastante che non si fermerà.
Raggiunse il successo nel 1969-1970 con lo spettacolo Io, Agata e tu, ma soprattutto nell’autunno della stessa stagione al fianco di Corrado in Canzonissima, scandalizzando molti per aver mostrato l’ombelico durante la sigla d’apertura con la sua canzone Ma che musica maestro! (la canzone andò in vetta alle classifiche vendendo più di 200mila copie).
Il suo successo non si ferma solo alla Tv, ma si estende anche al mondo della musica. Non sono tanto i 51 album composti durante la sua longeva carriera, quanto la sua capacità di creare brani diventati poi delle vere e proprie hit famosissime. Basti pensare a Tuca Tuca o A far l’amore comincia tu. Il suo successo fu trasversale, partendo dai più piccoli grazie alle sue comparse con l’immenso personaggio di Topo Gigio e la canzone Strapazzami di coccole. Il suo modo di fare e il suo look furono per l’Italia degli anni ’70 una vera e propria rivoluzione, al pari delle grandi rockstar come Jim Morrison. Basti pensare che nel 2020 il quotidiano inglese The Guardian la incoronò sex symbol europeo per “l’icona culturale che ha insengato all’Europa le gioie del sesso”.
Questo suo modo di fare unico la trasformò persino in un’icona del mondo gay, fin dai tempi della prima conduzione di Canzonissima (come ha affermato lei stessa in un’intervista). Un successo, il suo, che non si fermò solo all’Italia ma arriva fino agli Stati Uniti (con anche una sua partecipazione dal David Letterman Show) passando soprattutto per la Spagna grazie anche alle sue canzoni rivisitate in spagnolo.
Al di là della carriera e dei premi, il vuoto che lascia va ben oltre la semplice perdita, ma fiduciosi che ogni tanto quel vuoto potrà essere colmato canticchiando una sua canzone e immaginando quel suo grandissimo sorriso che la distingueva da tutti.
Nonna, cosa mi racconti di Raffaella?
«Per me è sempre stata una donna stupenda ma anche educata, quando ho saputo della sua morte ho sentito un nodo in gola. La vedevi in TV ma non ti sembrava una persona estranea, quasi come fosse una di famiglia. I suoi modi “irriverenti”? A me non facevano scandalo, perché a differenza di altri i suoi modi non erano volgari.»
Ho fatto questa domanda a mia nonna, e la sua risposta è stata abbastanza eloquente. Al di là del successo che ha riscosso durante la sua carriera, i suoi modi di fare garbati l’hanno sempre contraddistinta e questa una dote sempre più rara da trovare. Probabilmente se facessimo la stessa domanda a persone diverse, la risposta potrebbe essere sempre la stessa. Una donna mai volgare eppure fuori dagli schemi, balletti dai movimenti sensuali ma sempre garbati.
Il ritratto che molte persone fanno di lei risaltano la sua dolcezza anche di mondi apparentemente estranei a lei, come il suo accostamento alla comunità Lgbt nel corso degli anni che comunque non ha mai rinnegato ma nemmeno scelto. Una donna dallo spirito tenace in tutto quello che faceva, un’energia che sentivi anche nelle sue canzoni e nei suoi modi di porsi o di condurre uno spettacolo. Insomma, una donna unica nel suo genere che difficilmente rivedremo in futuro