Ci ha lasciati improvvisamente il regista Paolo Beldí, di 66 anni, mentre soggiornava nella sua casa di montagna a Magognino, vicino Stresa nel Verbano Cusio Ossola.
A dare l’allarme è stata un’amica che lo aspettava al circolo di Levo; sembra infatti che il regista fosse atteso per seguire la partita della nazionale italiana contro il Belgio, ma non si è visto.
La storia di Beldì, nato l’11 luglio del 1954, inizia con l’esordio come comico in radio, per poi passare a lavorare in regia negli anni ’80 nella Fininvest per programmi di intrattenimento e sportivi, come “Banzai” e “Mai dire Mundial”. Nello stesso periodo, firma come autore le musiche originali di “Drive in” per quattro anni con Roberto Negri e più avanti esordisce nel varietà grazie ad Antonio Ricci, il quale lo chiama per la direzione di “Lupo solitario” e dopo “Matrjoska”.
Negli anni Novanta passa alla Rai, regista di “Mi manda Lubrano” e poi di “Svalutation” con Celentano. Il regista continua a lavorare con la Rai ed è proprio in questo ambiente, in particolare con la trasmissiome “Diritto di replica” insieme a Fabio Fazio e Sandro Paternostro, che vengono alla luce quelle caratteristiche che saranno per sempre la sua firma: l’indugio sui dettagli, da un calzino abbassato a una scarpa, particolari che creano il caso come quando riprese uno spettatore addormentato nella platea di Sanremo.
Boldì resta alla direzione di programmi storici anche insieme a Celentano, come che segue in “Francamente me ne infischi” del 1999, “Rockpolitic” prodotto nel 2005 e “La situazione di mia sorella non e’ buona” del 2007. Non solo, il regista cura la regia dei due festival di Sanremo diretti da Fazio e quello del 2006 di Panariello. Nel corso della sua carriera ritroviamo anche la realizzazione di libri come ad esempio “Perche’ inquadri i piedi?”, dedicato proprio alla sua scelta di curare i particolari e tutte le sue peculiarità.