Via ogni indugio: dal 3 luglio al 21 agosto il celebre Teatro Greco di Siracusa ospiterà le consuete rappresentazioni classiche, davanti ad una platea di 3 mila persone per ogni spettacolo. Inoltre, la fondazione Inda (Istituto nazionale del dramma antico) ha pianificato anche il 2022 presentando quindi due stagioni.
Si partirà con “Coefore” ed “Eumenidi” di Eschilo, a giorni alterni fino alla fine. Verso la fine, dal 2 agosto, andrà in scena anche le commedia de “Le nuvole” di Aristofane (regia di Antonio Calenda).
Il famoso motto che ci accompagnò durante l’inizio della pandemia “andrà tutto bene” sarà “verificato” a Siracusa, iniziando dalla riflessione sullo stato della giustizia, in un periodo in cui sono cresciute le disuguaglianze. Sembra proprio questo il tema suggerito dai tragici a noi contemporanei, la giustizia degli uomini e degli dèi, la nascita dei tribunali. Per “Le Baccanti” di Euripide, con la regia di Carlus Padrissa, ci si aspetta un ballo aereo delle baccanti. Ad aprire la rassegna però saranno le coefore che portano le libagioni presso la tomba di Agamennone, per la regia di Davide Livermore che non è nuovo a questo contesto: due anni fa, infatti, riscosse molto successo con “Elena”.
Il Teatro Greco di Siracusa è pronto a ripartire: nuove stagioni, spettacoli e pubblico dal vivo
“Cos’è l’Italia senza il teatro, la musica e i musei?” è la domanda che si pone il ministro della cultura Franceschini alla conferenza stampa di presentazione. E quest’anno – osserva il ministro – è più che mai chiaro il valore degli spettacoli all’aperto. “A me piacerebbe costruire nuove arene seguendo le tradizioni di quelle già esistenti”. A Franceschini vengono in mente i teatri della Grecia e una possibile collaborazione di Inda con Atene. Coefore ed Eumenidi appartengono alla trilogia di Eschilo, l'”Orestea”, che vedremo per intero il prossimo anno, sempre con regia di Livermore, insieme a “Edipo re” di Sofocle, diretto dal canadese Robert Carsen, e “Ifigenia in Tauride” di Euripide con regia di Jacopo Gassmann.
Livermore sottolinea come “la tragedia è il luogo ideale della sperimentazione, pur facendo uno spettacolo filologico, dove ogni parola appartiene a Eschilo; ma si può restituire la potenza di quella parola, facendo del palcoscenico il luogo dell’invenzione”. Il soprintendente dell’Inda Antonio Calbi evidenzia non solo la rinascita del Teatro Greco e ricorda che dopo ogni disastro il teatro guardò a Eschilo e all’Orestea. Ad Antonio Calenda tocca parlare di pandemia nella versione farsesca di Aristofane: “Siamo nel mondo di Atene, disposto a ridere di Socrate, forse questa era l’immagine che avevano di lui i suoi nemici, i sofisti. È una commedia, ma racconta le ambasce non risolte di una società: Atene era appena uscita da una pandemia di peste, Pericle era morto così, e la gestione della cosa pubblica era sempre più complessa”.