In queste settimane riprenderanno gli scavi archeologici nell’area di Ercolano, per completare le ricerche iniziate quarant’anni fa. Gli scavi serviranno sì alla conservazione del sito archeologico, ma saranno utili anche per riportare alla luce tutto il percorso che partiva dalla spiaggia e arrivava fino alla grandiosa Villa dei Papiri. In questi giorni una ricerca firmata dal direttore Francesco Sirano può dare una nuova identità a una delle vittime ritrovate nei pressi dello scavo. Come descritto dal direttore, non poteva trattarsi di un semplice soldato visti i ritrovamenti di parte dell’armatura e gli strumenti da lavoro che portava. Probabilmente aveva un ruolo più importante.
Con ogni probabilità potrebbe trattarsi di un ufficiale della flotta mandata da Plinio il Vecchio per tentare di salvare la popolazione del Golfo di Napoli. Anche lui ucciso in pochi istanti dalle colate di lava che nel 79 d.C. hanno risucchiato centinaia di corpi in mare. Una particolarità del sito di Ercolano sta proprio nelle condizioni dell’eruzione, che hanno permesso l’ottima conservazione del materiale organico. Lo scheletro, classificato con il numero 26, è stato trovato con parte dell’armatura e di attrezzi da lavoro (contenuti dentro una bisaccia). Attorno alla vita un ricco cinturone ricoperto da lamine di argento ed oro. Da un lato pendeva una spada, mentre dall’altro pendeva un pugnale anch’esso prezioso. Vicino al cadavere una somma di denari all’epoca corrispondenti allo stipendio di un pretoriano. Le analisi sul corpo hanno rivelato l’età, tra i 40 e 45 anni, e la sua buona condizione di salute (abituato allo sforzo e all’attività fisica).
Sono state formulate due ipotesi. La prima afferma che si potrebbe trattare di un militare, anche se si esclude fosse della zona visto che non erano note guarnigioni in loco. Poteva trattarsi di un pretoriano, le attestazioni della loro presenza sono confermate anche se per incarichi particolari. La seconda invece è che si trattasse di un ufficiale di flotta, e due elementi sembrano protendere per questa ipotesi . Innanzitutto la ricchezza delle armi, simile a quelle ritrovate nel 1900 in uno scavo a Bottaro di Pompei. Inoltre anche gli attrezzi da lavoro che lo identificherebbero come un faber navalis, una sorta di geniere a bordo delle navi specializzato in carpenteria. Senza dimenticare, afferma il direttore, la presenza della consistente somma di denaro. Mentre si attendono i lavori di restauro sulle armi l’ipotesi rimane aperta.
Tuttavia, afferma il direttore, “i risultati delle ricerche sono una conferma dell’eccezionale interesse storico-archeologico del sito. Da qui potrebbero arrivare nuovi elementi utili a descrivere gli ultimi attimi di vita della città campana; ma anche spunti per la ricostruzione dei corpi militari durante l’antica Roma”. Nel frattempo, con la collaborazione della Fondazione Packard, si prepara il terreno per nuovi scavi che interesseranno un’area di circa 2mila metri e vedranno impegnati assieme al parco i professionisti dell’Herculaneum Conservation Project. Le aspettative sono molto alte.