È dal 1° Maggio che siamo inondati da notizie su Fedez, DDL Zan e pratica della censura. Testate giornalistiche e siti web forniscono un flusso ininterrotto di dichiarazioni di politici, di commentatori e di esperti che si schierano a favore o contro il rapper. Pochi fanno parlare i giovani cioè coloro che erano i primi destinatari del messaggio dell’artista. E che, per di più, lo seguono più da vicino. Per questo ho raccolto una serie di pareri di studenti universitari di varie facoltà degli atenei toscani: di Pisa, Siena e Firenze. Sono giovani che hanno un’età che oscilla tra i 23 e i 26 anni. Ecco i loro pareri riportati il più correttamente possibile.
Federica, studentessa magistrale a Pisa, sostiene che si dovrebbe parlare tutti i giorni delle condizioni dei posti di lavoro, degli investimenti sulla ricerca e sulla sanità, sull’istruzione, dei migranti, dei nostri rapporti con gli Stati esteri e tutto ciò che riguarda il commercio. Eppure, guardando ai fatti, sembra che ci occupiamo di un problema alla volta, e il DDL Zan sembra l’ultimo fanalino di coda di una serie di problemi che possono essere affrontati “poi”. Eppure, ancora, si riesce a fare polemica se un ragazzo, la cui colpa a quanto pare è quella di essere famoso, ne parla, e lo fa su uno dei palchi con più visibilità del nostro paese. Il fatto più preoccupante, afferma Federica, è la chiamata da parte dei vertici Rai per non farlo parlare: la libertà di opinione è quasi l’unica cosa che ci è rimasta, eppure continuiamo ad affossarla, continuando a farci dire da altri cosa o meno potremmo dire. Fedez ha portato in una piazza pubblica fatti e discorsi detti in altre piazze pubbliche, da esponenti della Lega. Non c’è un contesto adatto o un giorno preciso all’anno in cui si può parlare o meno di diritti. Fedez è l’unico ad oggi che abbia fatto risuonare pubblicamente questo problema. Siamo capaci di attaccare chiunque abbia un po’ di risonanza anche quando dice delle cose con cui siamo d’accordo.
Alice, studentessa magistrale a Siena: “Ci è sempre stato detto che abbiamo piena libertà di espressione, ma quello che è successo al concerto del 1° Maggio ha leso questo pensiero: non siamo liberi al 100% di esprimerci, perché dobbiamo sottostare a dei canoni, di base politici, facendoci andare bene quello che altri decidono per noi. Da un certo punto di vista Fedez avrebbe potuto evitare il luogo, perché era la Festa dei Lavoratori, ma oggettivamente non c’erano altri momenti da sfruttare, quello era un momento per creare scompiglio e farsi ascoltare. Ormai, forse purtroppo, non ci sono più luoghi giusti e sbagliati. Se ci fossero stati, nel discorso insulti o affermazioni offensive mi sarei schierata contro, ma lui ha solo riportato frasi dette, di cui tutti eravamo a conoscenza e a cui nessuno aveva dato peso. La cosa peggiore sono gli attimi di silenzio durante la chiamata con la Rai, quando Fedez fa capire che si assumerà la responsabilità di tutto, ci sono dei minuti di silenzio che mi fanno domandare perché la Rai non sia dalla parte dell’artista”.
Lorenzo, studente universitario a Pisa, pensa che l’intervento di Fedez abbia portato alla luce un tema che è giusto sia messo al centro dell’attenzione: tutta la polemica sull’approvazione del DDL Zan la trova inutile e pretestuosa. Afferma che Fedez ha fatto bene, ma avrebbe preferito si fosse concentrato più sull’aspetto dei diritti dei lavoratori, semplicemente perché era il 1° Maggio. Per quanto riguarda il comportamento della Rai c’era da aspettarselo, secondo Lorenzo, da un’istituzione non proprio progressista e al passo con i tempi. La telefonata è stata imbarazzante per la Rai, in più lo fa riflettere l’ipocrisia della politica, in cui la maggior parte degli esponenti si è schierata contro la censura della Rai, quando poi le cariche più importanti della Rai hanno un spiccata vena politica: stanno cavalcando il momento.
Alessio, master a Pisa, sostiene che Fedez abbia voluto dare voce ad una parte della popolazione che necessita di una maggiore tutela ed una parità di diritti e crede abbia fatto bene ad agire così. Però, dall’altra parte, non deve esser neanche troppo strumentalizzato ciò che è stato detto dalla Rai, perché se è vero che questo sia passato come un tentativo di censura è anche logico pensare che ci sia un moderatore tra ciò che si vuol dire e ciò che si dice, alla fine è così in quasi ogni contesto. Certo, le parole e i modi sono stati infelici e da condannare, però è anche vero che Fedez è entrato a gamba tesa sulla questione senza dare la possibilità alle persone citate di controbattere. Egli ha citato parole e fatti, senza però contestualizzare e quindi rendendo molto più incisivo ciò che è stato detto. Qualcuno parla di strumentalizzazione, ma forse non pensa a ciò che contenevano le citazioni: parole inaccettabili e che dovrebbero essere condannate e perseguite nel momento stesso in cui sono pronunciate, alla fine se al posto di gay le citazioni avessero contenuto “ebrei” o “rabbini” staremmo parlando di neonazisti e antisemitismo, continua Alessio. Una normativa ad hoc è necessaria per permettere una vita tranquilla a questa minoranza (non poi tanto minore) e, se questo necessita dell’aiuto di un personaggio pubblico come Fedez, ben venga.
Pat, studentessa magistrale a Pisa, è contenta finalmente che qualcuno si è esposto. Sopratutto un musicista che ha la possibilità di fare da cassa di risonanza per molte persone, la cui voce altrimenti non si sentirebbe, si è esposto. Purtroppo, il suo atto viene contestato ma la sua indignazione sembra genuina, e diciamocelo: anche se non lo fosse, ha comunque scoperchiato un bel vaso di Pandora, rendendo difficile ignorare la questione del DDL Zan. Sentire i brividi per un discorso di Fedez, conclude, non è da tutti i giorni, eppure è successo.
Boris, tirocinante in Germania: “L’unico merito che, a mio avviso, può essere attribuito a Fedez è quello di aver sancito pubblicamente l‘ovvio: ovvero che la sovranità non appartiene al popolo. Affermazione che comunque si nasconde tra gli inutili attacchi fatti. Intendo inutili dal punto di vista politico visto che di tecnico non c’è niente: non c’è nessun tipo di affermazione antigovernativa, non c’è nessun accenno ai diritti dei lavoratori, né tantomeno ai diritti rivendicati dal partito LGBTI. Soprattutto per quanto riguarda i discorsi sul movimento LGBTI e sul DDL Zan l’intervento è completamente inutile oltre che fuori luogo, il 1° Maggio dovrebbe essere la festa dei lavoratori. L’unica utilità di questo intervento è quella di aumentare la propria visibilità. Tanto si sa, in Italia per diventare famosi basta mettere insieme due discorsi che la gente vuole sentirsi dire. Non sto dicendo che sia sbagliato rivendicare certi diritti, dico solo: ma voi ci credete che a Fedez interessi? Per quanto riguarda la censura e la libertà di espressione secondo me in alcuni contesti, tipo sui social media ce n’è anche troppa e andrebbe limitata: i social media danno troppo potere a chi vuole manipolare la realtà, servirebbe una regolamentazione su cosa viene pubblicato. Ovviamente questo non accadrà mai comunque visto che ci stiamo muovendo verso una società in cui il cittadino avrà la piena libertà. Sul fatto che questo ci porterà verso una società migliore, io personalmente ho molti dubbi”.
Francesca, studentessa universitaria a Firenze: “Io credo di essere d’accordo con Boris quando dice che sul palco del 1° Maggio, Festa dei Lavoratori, non c’entra nulla parlare di questo argomento. Vivessimo in un Paese in cui i lavoratori sono adeguatamente sostenuti dallo Stato, soprattutto in questo ultimo anno e mezzo, potrei anche capire il metterli in secondo per far emergere un “problema più grave’’. Ma il mondo del lavoro non credo che al momento abbia meno “importanza” del DDL Zan. Quindi secondo me avrebbe fatto meglio a continuare sulla scia del primo minuto di discorso, parlando sulla parte del lavoro e della gente che è in ginocchio”.
Giada, studentessa magistrale a Pisa, invece non si trova molto d’accordo con Boris. Pensa che Fedez, in questo ultimo anno dove avrebbe potuto starsene tranquillamente a casa, si sia schierato su differenti questioni. L’ultima proprio sul DDL e su tutti i pretesti per rimandarlo. Concorda sul fatto che i social diano voce a chiunque, ma non metterebbe Fedez in questa categoria.
Gabriele, studente universitario a Pisa: “Fedez non è un rivoluzionario, non è il primo cantante che si espone politicamente e non sarà nemmeno l’ultimo. La differenza con quelli che ci sono stati prima di lui sono i social, che fanno da cassa di risonanza, amplificano tutto e raggiungono chiunque compreso chi il diritto di voto non dovrebbe proprio averlo per manifeste incapacità cognitive. Fedez è un imprenditore, e di imprenditori ce ne sono due tipi: chi sta lontano dalla politica perché la trova inutile e chi ci si avvicina fiutando un affare. Non si è concesso come agnello sacrificale per il bene del popolo, primo perché mediaticamente fa la parte del leone secondo perché il suo discorso fatto in un contesto dove non era accettato è stata semplicemente una prova di forza per dimostrare quanto potere ha acquisito. Giusto, ingiusto, patriota, si può definire in tanti modi ma di coraggio per fare quello che ha fatto dalla sua posizione ce ne vuole veramente poco, “ma lui è comunque stato l’unico/il primo ad esporsi” chi nella sua posizione ha scelto di non farlo lo ha deciso per disinteresse non certamente per paura. Per finire il mio pensiero è che il contenuto delle parole che ha letto da quel foglio è facilmente condivisibile, discutibile per non dire sbagliato e fuorviante sono state le modalità con cui l’ha fatto e i ricami che sono stati fatti sulla vicenda”.
Benedetta, studentessa magistrale a Firenze, crede che Fedez abbia sicuramente avuto i suoi riscontri mediatici a esporsi così ma dall’altra parte si è messo contro i sostenitori della Lega che non sono pochi. Ci sarà sempre l’influencer di turno che si espone e in questo caso ha denunciato un fatto, non un’opinione politica, quindi aldilà di quello che ha sempre detto o fatto Benedetta crede che abbia semplicemente fatto fare una brutta figura ad un ente che da sempre censura e gestisce le informazioni secondo criteri molto discutibili, e nel qui e ora non le dispiace che l’abbia fatto, né che abbia reso pubblica la questione aldilà del suo tornaconto.