Earl Simmons è morto, e con lui una parte del rap americano.
Simmons, meglio conosciuto dai suoi fan e dall’industria musicale come DMX (acronimo che sta per Dark Man X), è deceduto all’età di 50 anni nell’ospedale di White Plains a New York, a causa di un’overdose.
Un passato difficile senza dubbio quello del cantante, nato nei sobborghi di New York e cresciuto negli Yonkers, ha subito abusi fisici e abbandoni da parte dei genitori, eventi che lo hanno portato ad avere uno stile di vita per nulla semplice. In età adolescenziale infatti inizia la sua dipendenza dalla droga e arriva a commettere crimini di vario genere, tanto da essere arrestato ripetutamente.
Delusioni, sconfitte e crimini sono dunque gli elementi che hanno caratterizzano la prima parte della vita di DMX, fino a quando nei primi anni ‘90 incontra il mondo della musica, in particolare dell’hip hop, che lo aiuta a risollevarsi.
La sua carriera inizia nel 1998, grazie al suo album di debutto ‘’It’s Dark and Hell is Hot’’, con il quale viene candidato ai Grammy e vince per ben quattro volte il disco di platino. Poco dopo realizza il suo secondo album con cui riesce, nuovamente, a conquistare il primo posto delle classifiche diventando triplo disco di platino.
Negli anni del 2000 viene nominato ‘Favorite Rap/Hip Hop Artist’ agli American Music Awards e sperimenta anche il mondo del cinema: appare infatti in film come Belly, Romeo Must Die, Exit Wounds, Cradle 2 the Grave e Last Hour, fino a diventare nel 2006 protagonista della serie reality ‘’DMX: Soul of a Man’’.
Nel 2003 realizza la propria autobiografia ‘’E.A.R.L.: The Autobiography of DMX’’. Un libro chiave per chi fosse interessato a conoscere i retroscena, i drammi e le esperienze che ha vissuto un artista visionario e autentico come DXM.
