Immaginate un enorme scatolone tinto con i colori dell’arcobaleno, poggiato su un palchetto di legno. Ed ecco che un signore disinvolto, elegante, con in testa un cilindro dorato e addosso una marsina scintillante, sale agilmente lungo una scaletta avvicinata a questo scopo da un inserviente. Non gli manca neppure il bastone, con il dovuto pomo d’avorio. E voilà! Sollevato il coperchio dello scatolone, con un semplice gesto di magia quel signore ne fa balzar fuori libri che si spaginano sotto i riflettori, note musicali, strumenti, spezzoni di film, informazioni, ragionamenti scientifici, voci di sconosciuti, parole di poeti, scrittori, studiosi, registi, fotografi, pittori, canti e musiche d’ogni paese e d’ogni genere … e così all’infinito, quello scatolone è una sorgente inesauribile di sorprese. Stiamo parlando di Radio3, una delle più ricche e preziose ‘istituzioni’ (la parola è un po’ rigida, ma ci vuole) che la nostra cultura italiana possa vantare. E per la quale non c’è nulla di confrontabile in tutto il resto dell’Europa.
Dalle sei di mattina alle una e trenta di notte, ogni giorno, diciannove ore e mezzo in cui si parla e si ascolta di tutto, e soprattutto si impara di tutto, e ci si diverte anche. Perché sì, la cultura è anche gioia, piacere, come si fa non provare piacere ad esempio quando qualcuno – un attore che conosce il mestiere della parola – ti legge “ad alta voce” il romanzo di un grande scrittore che non si è mai avuto il tempo o il coraggio di leggere? Radio3. Una risorsa straordinaria per tutti quelli che non si rassegnano all’idea che ‘cultura’ voglia dire solo moda, cucina, un po’ di costume, battibecchi da talk show, tanto gossip … E costoro, fra i quali mi ci metto pure io naturalmente, sono (siamo) tanti, molti di più di quanti vorrebbero farci credere. Insegnanti che trovano nei programmi di Radio3 spunti per continuare con passione il loro lavoro; studenti che alla radio scoprono quello che a scuola non hanno mai sentito; donne e uomini che della cultura non hanno fatto una professione, ma non per questo la amano di meno; appassionati di scienza i quali vorrebbero che in Italia se ne parlasse di più, molto di più, di quanto non lo permetta il nostro passato idealistico.
E poi tante, tante persone di ogni genere, quelle che si muovono (si muovevano, ma ricominceremo presto) per partecipare ai festival culturali, che vanno ai concerti, che frequentano con assiduità le librerie, quelle dove ci sono certi librai appassionanti, colti, intelligenti, che così spesso Radio3 va a intervistare. Bene, il compito di salire su quel palchetto con il cilindro dorato e la marsina scintillante – scoperchiando lo scatolone delle meraviglie – per ben dodici anni lo ha svolto Marino Sinibaldi, per altrettanti anni direttore di Radio3. E lo ha fatto dando fondo alla sua inesauribile fantasia, alla sua cultura imprevedibile e sconfinata, alla sua creatività improvvisa, ai suoi scatti. Marino è Marino, si sa.
Con lui, dietro di lui, davanti a lui, uno straordinario gruppo di collaboratori, ideatori e conduttori di programmi, tecnici, registi, li conosciamo tutti per nome, sono quasi degli amici ormai, dopo tanti anni; e quando telefonano gli ascoltatori parlano loro così, come si parla a degli amici – anche un po’ a dei complici, se si vuole, complici del ‘reato’ di cultura intelligente, divertente: una cultura però che neppure si vergogna di essere complessa, quando è necessario. Ebbene Marino se ne va, lascia la direzione di Radio3.
Gli dobbiamo moltissimo, lo ringraziamo e lo salutiamo con affetto, lo incontreremo ancora come responsabile del Cepell, il Centro per il Libro e la Lettura, che va a dirigere. Del resto i libri sono sempre stati i suoi amici, i suoi interlocutori, la sua grande passione. Marino lascia Radio3, ma Radio3 resta lì, sarà sempre lì, diretta d’ora in avanti da Andrea Montanari. Al quale chiediamo, anche se non ce ne sarà bisogno: per favore, ci aiuti, sia complice anche lei di questa avventura così unica, così italiana (forse così poco italiana?) che Radio3 ci ha fatto vivere sinora.