Lo spettacolo scende in piazza in un paese che da un anno ha chiuso i suoi teatri. Risuonano da nord a sud d’Italia le voci degli artisti, insieme a cortei e slogan di protesta: “fateci riaprire”, “serve un investimento sulla cultura e sullo spettacolo”, “la cultura deve diventare una scelta strategica del Paese”, invocano le piazze.
A Genova, gli orchestrali del Carlo Felice hanno suonato l’Inno di Mameli sotto le finestre della prefettura. A Torino, una danzatrice ha ricordato il fascino della poesia alla folla riunita davanti al palazzo della Regione. A Firenze, si è esibito il primo corno del Maggio Musicale, a ricordare l’importanza della cultura. “Cultura whatever it takes” è il manifesto romano, rivolto da alcuni artisti davanti al Teatro dell’Opera, al nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi.
Circa di 1,8 miliardi sono state le perdite del 2020 dell’intero settore dello spettacolo, a causa della crisi pandemica, che oggi torna con le sue varianti a mantenere vuoti e silenziosi i palcoscenici e calati i sipari. “Un livello di precarietà senza precedenti”, dice il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, “c’è un problema di tutela del reddito, ma anche di garanzia di diritti minimi dei lavoratori”. Lo stato sembra essersi dimenticato della cultura e dei suoi luoghi.
Non mancano le critiche allo stesso ministro della cultura Dario Franceschini, che si è espresso a favore della riapertura di cinema e teatri, incoraggiando però allo stesso tempo, con la sua nuova “piattaforma culturale” ItsArt, l’esperienza a teatro, virtuale, dello streaming.
Anche Massimo Lopez, in un’intervista a “Ti sento” – la trasmissione su Rai2 condotta da Pierluigi Diaco, che privilegia “l’ascolto profondo” – ha sottolineato l’importanza imprescindibile del teatro nella cultura degli uomini: “il settore dello spettacolo è un settore lavorativo formato da tante persone e famiglie che stanno sul e dietro al palco. E tante, tante di queste persone hanno perso il lavoro. Il teatro non si può fermare e non si può fare online, perché è fatto dal pubblico. Non esiste senza gli spettatori. Perdere questo settore, significa perdere tantissimo. È giusto fare attenzione, ma anche far ripartire un qualcosa che è immortale, da sempre, che è il teatro.”
di L.Salv.