Conosciuto per il papillon in tv e per sentirsi un “grillo parlante”, come aveva chiamato una sua rubrica, lo scrittore, divulgatore storico, giornalista autore di aforismi, Roberto Gervaso è morto a Milano a 82 anni al termine di un tumore combattuto per vent’anni. Fu tra i primi commentatori nelle tv commerciali di Silvio Berlusconi che ha infatti ricordato il giornalista – scrittore così come lo ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Un uomo di finissima cultura, protagonista, per lunghi anni, del giornalismo e della vita culturale del nostro Paese”. Ne ha dato notizia la figlia giornalista del Tg5, Veronica Gervaso, su Twitter: “#robertogervaso sei stato il più grande, colto e ironico scrittore che abbia mai conosciuto. E io ho avuto la fortuna di essere tua figlia. Sono sicura che racconterai i tuoi splendidi aforismi anche lassù. Io ti porterò sempre con me. Addio”. Tra i suoi aforismi più citati in queste ore nel web: “L’uomo è un condannato a morte che ha la fortuna di non conoscere la data della propria esecuzione” e “Ho più rughe sul cuore che sulla fronte”. Intellettuale brillante, al di là delle apparenze Gervaso ha sofferto tre volte di depressione come aveva scritto lui stesso nel suo penultimo libro “Ho ucciso il cane nero” (Mondadori, 2014). Eppure aveva una forte vena ironica che due libri rivelano fin dal titolo: “La vita è troppo bella per viverla in due (breve corso di educazione cinica)” e “L’amore è eterno finché dura”.
Gervaso era nato a Roma il 9 luglio 1937. Iniziò come giornalista al Corriere della Sera nel 1960. Insieme a Indro Montanelli dal 1965 al 1970 scrisse i primi sei volumi della Storia d’Italia (Rizzoli), e vinsero il Premio Bancarella con “L’Italia dei Comuni. Il Medio Evo dal 1000 al 1250”, uscito nel 1967.
Lo scrittore vinse il Bancarella da solo in uno dei suoi territori più frequentati, le biografie storiche, con “Cagliostro” (Rizzoli; nuova edizione con il titolo “Il grande mago. Vita, morte e miracoli del conte di Cagliostro”, Rizzoli, 2002). Ha scritto infatti su personaggi quanto mai diversi in volumi editi tra gli anni ’70 e ‘80: Nerone, Casanova, i Borgia, Claretta Petacci, “La monaca di Monza. Venere in convento” (Bompiani, 1984), “La bella Rosina. Amore e ragion di Stato in Casa Savoia” (Bompiani, 1991) su Rosa Vercellana, amante e poi moglie morganatica del re d’Italia Vittorio Emanuele II di Savoia. Non mancano nel suo carnet un galateo erotico e un galateo sentimentale. Tra i suoi ultimi libri figurano “Italiani pecore anarchiche” (2003), “Qualcosa non va” (2004), “Ve li racconto io” (2006) e “Io la penso così” (2009).
Nel 1981 Gervaso risultò essere stato iscritto alla loggia massonica P2.
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