«L’esperienza ci insegna che tutte le grandi crisi possono anche accrescere fenomeni di chiusura e di angoscia: la caccia all’untore o la necessità di individuare il capro espiatorio, spesso identificato con lo straniero o con il migrante. Le crisi possono favorire l’immaginazione creativa (come è accaduto con il New Deal promosso dal presidente Roosvelt in America negli anni Trenta) o provocare ascessi regressivi». Lo dice Edgar Morin in una approfondita intervista rilasciata tramite Skype a Nuccio Ordine della Lettura del Corriere della Sera in edicola fino a venerdì: in questa conversazione il 98enne filosofo e sociologo francese analizza le conseguenze delle misure anti contagio sui rapporti umani e politici. E vi riflette da un lato nutrendo speranza, lui che si sente un candidato naturale al Coronavirus per cui vive tappato in casa.
Manifestando tutta la sua solidarietà per gli ammalati italiani e i loro parenti, il pensatore dice a Ordine: «Viviamo in un grande mercato planetario che non ha saputo suscitare sentimenti di fraternità fra le nazioni. Ha creato, al contrario, una generalizzata paura del futuro. La pandemia del coronavirus ha illuminato questa contraddizione». Il pensatore di origine ebrea trova che nelle nazioni ci sia un «indiscutibile ripiegamento su sé stessi» il confronto va agli anni Trenta in Europa flagellata da più dittature pur se non vede nessun Paese nutrire la «volontà egemonica del nazismo».
Morin mette qualche punto fermo: «La sanità deve essere pubblica e universale». Le «direttive neoliberiste» hanno ridotto i servizi pubblici. Invece «gestire gli ospedali come fossero aziende significa concepire i pazienti come merci».
Non tutto è negativo: Morin apprezza e ritiene importante registrare le manifestazioni di solidarietà verso il personale sanitario viste in paesi come la Francia e l’Italia. Tuttavia, constata, troppi rimangono fuori anche da queste forme di coesione sociale: «Persone sole, anziani o famiglie povere non collegate a internet, senza contare coloro che vivono in strada perché non hanno una casa».
Di Morin (salvo slittamenti perché anche tutta la macchina editoriale aggiusterà i propri tempi di lavoro) l’editore Raffaello Cortina pubblicherà a luglio L’avventura del metodo (a cura di Francesco Bellusci), in novembre la traduzione dell’autobiografia I ricordi mi vengono incontro curata da Riccardo Mazzeo.
La notizia del CorSera sulla Lettura del 4 aprile