Le “pietre d’inciampo”, “Stolpersteine” in tedesco, sono quelle targhette in ottone piazzate nel selciato della strada là dove hanno vissuto vittime dei nazisti, ebrei o talvolta oppositori del fascismo individuati in Italia spesso con la complicità dei fascisti e dei delatori. Quelle targhe sono di una semplicità disarmante e toccante: recano la scritta “qui abitava”, ricordano nome e cognome della bambina, del vecchio, di un uomo, di una donna, il giorno dell’arresto, luogo e data dell’assassinio. Ha creato quegli “inciampi” all’occultamento Gunter Demnig, nato a Berlino nel 1947: l’artista iniziò nel 1995 a Colonia, in Italia risulta sia arrivato a piazzarne circa 1.300, in Europa 72mila, creando quindi un’opera enorme.
In questo gennaio con le istituzioni, associazioni, comunità ebraiche, l’artista si è dato un gran daffare anche nella penisola e ha collocato numerose “pietre d’inciampo” in molte città. Vi diamo pertanto conto delle ultime collocazioni nella penisola con un’avvertenza: l’elenco è senza dubbio incompleto. Inoltre: come dimostrano gli atti di antisemitismo e razzismo sempre più frequenti fino alla scritta a Mondovì “hier juden” (clicca qui per l’intervista a Furio Colombo di Umberto de Giovannangeli: “La scritta Juden hier è il frutto dell’odio salviniano e del fascismo di ritorno”), questi atti del ricordo sono sempre più necessari ed esulano dal rituale. Non fermano il razzismo, obietterà qualcuno, questi sampietrini d’ottone. I piccoli simboli non lo bloccheranno ma instillano dubbi, fanno pensare, arginano l’oblio. Di sicuro imbattersi in questi segni della ferocia umana, segni nati dalla concezione che l’arte investe anche la vita e dalla lezione di artisti-pensatori come Joseph Beuys, serve anche a rievocare brani di storia individuale e collettiva con un gesto tranquillo, semplice, deciso mentre tacere, o affossare ogni iniziativa chiedendo sempre qualcosa d’altro, non ci pare l’azione più efficace.
Torino
Nel capoluogo piemontese Demnig ha collocato sei nuove targhette d’ottone portand o a 114 quelle disseminate in città. I nomi e le strade delle vittime: Alessandro Colombo, la moglie Wanda Debora Foà, la loro figlia Elena di appena 11 anni in via Piazzi 3; Tranquillo Sartore in via Bonelli 2; Marisa Ancona davanti al Liceo Cavour, Francesco Staccione in via Pianezza 10.
Milano
Nuove pose anche a Milano, ben 28 in 21 strade, che sale a 90 sampietrini della memoria. Alla presentazione nell’aula consiliare del Comune Liliana Segre ha rimarcato che queste pietre rappresentano “un funerale di pensiero per chi non lo ebbe” e rappresentano “il fallimento dell’uomo”. Tra i ricordati: in piazza Filandieri davanti a San Vittore una pietra commemora Andrea Schivo, agente di custodia nel carcere che aiutò i prigionieri nel braccio dei detenuti ebrei. “Rischiava veramente moltissimo, avrebbe potuto far parte dei violenti ma ha fatto una scelta – ha osservato la senatrice – E solo così si sarà uomini e donne con la lettera maiuscola. Mentre ci sono quelli che non hanno fatto la scelta e non la faranno mai, e la faranno fare a quelli che gridano più forte, a cui conviene che ci siano tanti paurosi”.
Udine
Prime dieci pietre d’inciampo installate a Udine dall’Anpi con il Comune. I nomi e gli indirizzi degli udinesi deportati dai nazisti sono: Onelio Battisacco (via Veneto 253, Cussignacco), Jona Leone (via San Martino 28), Luigi Basaldella (via Pozzuolo 16, Sant’Osvaldo), Giuseppe Quaiattini (via Bologna, Beivars), Silvio Rizzi (via Bergamo 11, Rizzi), Cecilia Deganutti (via Girardini 5), Silvano Castiglione (via Brenari 14), Luigi Cosattini (via Cairoli 4), Giovanni Battista Berghinz (via Carducci 2) ed Elio Morpurgo (via Savorgnana 10), che fu sindaco della città.
Pordenone
Altre sette Stolpersteines sono state installate a Pordenone in memoria dei deportati o di chi fu ucciso durante l’occupazione nazifascista della città di Pordenone. Sono: Felice Bet, Terzo Drusin, Francesco Folleni Guglielmo, Attilio Gallini, Franco Martelli, Virginio Micheluz, Estella Stendler in Luginbuhl. Le pietre d’inciampo sono in via del Fante, davanti al Don Bosco, via Bertossi, vicolo Niccolò Tommaseo, Piazza XX Settembre e vicino al Palazzo Municipale.
Trieste
Posizionati dalla comunità ebraica 21 sampietrini dedicati che si aggiungono ai 29 già sistemati negli due anni precedenti.
Padova.
Tre pietre d’inciampo sono state installate a Padova per ricordare i Levi Ancona, ebrei deportati.
Bologna
Quindici nuove pietre d’inciampo sono a Bologna, le prime in città. Sette sono in
Strada Maggiore 13 e ricordano i membri della famiglia Calò, ambulanti finché le leggi razziali del fascismo del 1938 non glielo vietarono.
Firenze
Anche la culla del Rinascimento ha da questo gennaio 13 nuove pietre d’inciampo che arriveranno a 24. Sei sono n via del Gelsomino 29. Ricordano il rabbino Rodolfo Levi catturato il 6 febbraio 1944 dai nazifascisti che fu costretto a rivelare dove era nascosta la famiglia, in casa della famiglia Morandi. I fascisti catturarono la moglie Rina Procaccia, la figlia Noemi, la famiglia Sinigaglia con il padre Angelo, la moglie e sorella della sposa del rabbino, Amelia Procaccia e la figlia Alda, di 11 anni. Morirono tutti nei campi di concentramento tra Auschwitz e Mauthausen.
Altre pietre d’inciampo sono in piazza Donatello 15 (in memoria di Clotilde Levi), in via Ghibellina 102 (per David Genazzani), in via del Proconsolo 6 (in memoria di Elena e Abramo Genazzani e Mario Melli Genazzani), in piazza d’Azeglio 12 (alla memoria di Giuseppe Siebzehner e Amalia Koretz), via Bovio 1 e 7 (per Giorgio Levi delle Trezze, Xenia Haya Poliakov e Lucia Levi), via Marsala 2 (in omaggio a Amelia, Augusto, Lucio e Sergio Gallico e Giulia Pacifici), piazza delle Cure 7 (per Aldo e Giulio Levi e Adriana Castelli).
Roma
Roma ha da quest’anno 34 nuove pietre d’inciampo di Gunter Demning: incastonate davanti ai portoni delle vittime, ricordano ebrei, partigiani, deportati e assassinati ad Auschwitz- Birkenau o alle Fosse Ardeatine. Dal Ghetto, a Prati, dal Flaminio a Centocelle a Boccea. Il progetto romano è curato da Adachiara Zevi e promosso anche da Aned e Museo Storico della Liberazione. Tra i luoghi del ricordo: Portico d’Ottavia, in memoria di Lello Di Segni e della famiglia Pavoncello, con i figli piccoli Giuditta ed Enrico; in via della Reginella (Pacifico Moscato); in piazza Costaguti (Armando Calò e Cesira Sed); in via Arenula; in via delle Zoccolette; in via Manara per Benedetto Di Segni; in piazza San Cosimato per Amedeo Sermoneta.
A Centocelle, le pietre in via Ceprano e via Ceccano ricordano per due martiri delle Fosse Ardeatine: Spartaco e Italo Pula. In via Giovenale, posata una pietra per Ferdinando Persiani, partigiano morto a Mauthausen nel ‘44.
Ancora a Roma: Salvatore Canalis (piazza Prati degli Strozzi); Renato Villoresi (via Gianturco); Gino Tagliacozzo, arrestato il 14 febbraio 1944 e deportato ad Auschwitz con la moglie Tosca Di Segni, tra le pochissime donne romane, insieme a Settimia Spizzichino, sopravvissute ai lager.
Marche
Nove le nuove pietre d’inciampo installate o che vengono collocate nelle Marche da Gunter Demnig che è tornato nella regione per la quarta volta. Sette sono state collocate ad Ancona (via della Loggia, Corso Garibaldi, via Goito, via Fornaci e via Beccheria), una ad Osimo viene sistemata nel Giorno della memoria 27 gennaio, un’altra sarà collocata a Jesi il 30 gennaio. I sette pezzi commemorano Franco, Lucio e Renzo Coen Beninafante, Piero Sonnino, Nella Montefiori, Vittoria Nenni e Dante Sturbini (Ancona), Annita Bolaffi (Osimo) e Giulio Ottolenghi (Jesi). Per Demnig è la quarta visita consecutiva nelle Marche dal 2017 quando collocò le prime Stolpersteine a Ostra Vetere, in ricordo di Gaddo Morpurgo, e ad Ancona (in via Saffi e in Corso Amendola).
Il sito delle Le “pietre d’inciampo” o “Stolpersteine” (in tedesco e inglese)