Volpe: i quiz dei concorsi non selezionano i più adatti al patrimonio artistico

L’archeologo e docente critica i criteri delle domande nelle prove per custodi in musei e siti archeologici

Volpe: i quiz dei concorsi non selezionano i più adatti al patrimonio artistico
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14 Gennaio 2020 - 18.23


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Ricordate la notizia degli oltre 200mila iscritti al concorsone per 1.052 “assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza” nei musei e siti archeologici dello Stato (clicca qui per leggerla)? Le prove soho in corso alla Fiera di Roma fino al 20 gennaio. Orbene, una voce autorevole e che bene conosce il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo quale è l’archeologo Giuliano Volpe in un articolo sul sito del Fai – Fondo Ambiente Italiano rileva autentiche assurdità nelle prove richieste di norma ai candidati dei concorsi pubblici per beni culturali.

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Già presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, organismo scientifico dei cui pareri il dicastero e ogni ministro di volta in volta in carica dovrebbe tener conto, da un lato rileva che il concorso bandito nello scorso agosto, con Alberto Bonisoli alla guida, è un fatto positivo: a causa dei pensionamenti in corso da tempo e che procedono a ritmo accelerato anche a causa della legge salviniana di “quota 100” il ministero soffre di una gravissima carenza di personale di almeno seimila persone, stima il docente all’università di Bari (prima era a Foggia) e presidente della Federazione Consulte Università Archeologia. Mille assunzioni non risolveranno ma meglio di niente.

Per partecipare occorre essere diplomati e si sono candidati in 209.729. Certo non si presenteranno tutti ma sono un bel numero, rispetto ai mille posti: uno su 200. Le assurdità non stanno però nei numeri, o non soltanto lì, rileva Volpe, quanto nel sistema dei quiz per questi concorsi e di cui i tanti manuali offrono un campionario credibile. “Un rapido sguardo al tipo di quiz previsti evidenzia una palese incongruenza: 40 di tipo attitudinale per la verifica della capacità logico-deduttiva, di ragionamento logico-matematico, di carattere critico verbale e 20 su elementi generali di diritto del patrimonio culturale, di storia dell’arte italiana e di sicurezza dei luoghi di lavoro. Mentre come titolo di accesso è previsto un qualsiasi diploma di scuola media superiore, per superare i quiz sembra che serva un mix di competenze di laureati in matematica, diritto, economia e beni culturali!” Difficile sostenere il contrario.

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Oltre al fatto che, per fame di lavoro, si sono candidati moltissimi laureati per incarichi inferiori alla loro formazione e preparazione, osserva il professore, “dando un’occhiata ad alcune possibili domande con sequenze numeriche, calcoli combinatori, percentuali e proporzioni, mi sono chiesto se sarei in grado di superare la prova!”. Dato che supereranno questa prima prova 5260 candidati, Volpe ritiene prevedibile che andranno oltre solo “coloro che raggiungeranno un risultato di 60 risposte esatte su 60”. Con questo sistema, con concorsi del genere, non si selezionano affatto “i più meritevoli e adatti a svolgere quella determinata funzione”. A suo parere nei siti culturali servono persone che conoscano il patrimonio culturale, che sappiano rapportarsi con gli altri e con i visitatori, che sappiano almeno una lingua “per colmare la distanza tra patrimonio e cittadini-visitatori”.

L’osservazione dell’archeologo va ascoltata e riguarda l’accesso all’amministrazione pubblica da parte di chi deve gestire la cultura. E può essere interpretata come una domanda più estesa: il sistema stesso dei concorsi a quiz è lo strumento adatto? O se lo è vanno rivisti i criteri dei quiz? È una domanda, ma è necessario porla.

L’articolo di Giuliano Volpe sul sito del Fai

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