Adriano Ercolani
La settimana scorsa, su alcuni dei più importanti monumenti di Roma (Pantheon, Piramide Cestia, Bocca della Verità), ma anche su palazzi normali e cavalcavia, è stata proiettata la scritta “Vendesi”.
Le immagini hanno presto invaso i social, accompagnate dall’hashtag #vendesiroma, sono state rilanciate non solo dalle principali testate nazionali, ma addirittura sono giunte in Estremo Oriente.
Dopo alcuni giorni, e la diffusione di immagini e messaggi affini, si è dichiarato l’intento dell’iniziativa: un’azione di protesta spettacolare in solidarietà alla Casa delle donne Lucha y Siesta, a rischio di sgombero e distacco delle utenze dal 15 settembre.
Artisti e intellettuali a sostegno
L’iniziativa è stata rivendicata dal collettivo artistico Restiamo Cyborg Posse, che ha esposto come firma i loghi degli artisti LRNZ (noto fumettista e illustratore, autore di Golem e Astrogamma) e Hogre (street artist altrettanto noto per le sue clamorose operazioni di subvertising sui manifesti pubblicitari)
Non soltanto artisti, ma anche numerosi intellettuali stanno esprimendo il loro sostegno alla causa: ad esempio, la filosofa Maura Gancitano (tra i fondatori del progetto Tlon e ispiratrice assieme a Cathy La Torre dell’iniziativa Odiare ti costa) ha pubblicato un video in cui illustra il valore delle attività di Lucha y Siesta
(https://www.facebook.com/associazionetlon/videos/2404260292976207/).
Durante la conferenza stampa di sabato scorso, presto tramutatasi in un’assemblea permanente per la presenza di centinaia di cittadini accorsi ad aderire a “Lucha alla città”, Comitato di sostegno all’esperienza della Casa delle donne Lucha y Siesta, è stata rivendicato il significato profondo del lavoro culturale svolto, “contro tutte le zavorre dell’ovvio”.
Sostegno alle donne e laboratorio culturale
Lucha y Siesta, infatti, non si occupa solo (da oltre 11 anni), all’interno di uno spazio di proprietà Atac (l’azienda dei trasporti capitolina), di accoglienza e assistenza psicologica a donne che escono da situazioni di violenza.
Sicuramente un aspetto nobile e importante, ma c’è molto di più.
Si tratta di un laboratorio culturale fecondo e aperto alla città, non di una semplice casa famiglia, come fieramente rivendicato dall’attivista Chiara all’inizio della conferenza stampa: “Noi vogliamo preservare un’esperienza complessa, che non si risolve con un intervento emergenziale, un’esperienza che in altre città del mondo sarebbe un fiore all’occhiello. Lucha è uno spazio femminista, un polo culturale, un pezzo di storia pluriennale. Questo è un attacco all’immaginario, alla bellezza, alla forza delle donne, è un attacco alla storia. Lucha y Siesta da questo momento rimane aperta e in assemblea permanente”.
Raccolta fondi
Proprio per questo, il Comitato lanciato sabato mattina ha come obiettivo una raccolta fondi per acquistare lo stabile.
Solo per il geniale calembour rappresentato dal nome scelto (lo spazio è sito in via Lucio Sestio), Lucha y Siesta meriterebbe tutto il sostegno possibile ma, ironia a parte, in un paese in cui: l’assassinio a scopi sessuali di una donna viene descritto come il “raptus” di un “gigante buono”; un paese in cui nostalgici di una dittatura antidemocratica, fautori di movimenti anticostituzionali e della repressione delle manifestazioni di protesta, si sono riuniti per una manifestazione di protesta in nome della democrazia e della Costituzione, chiedendo libere elezioni facendo il saluto romano davanti al Parlamento; un paese in cui politici che speculano elettoralmente sulla paura, urlano slogan sulla Sicurezza, manifestando accanto a protagonisti degli anni di piombo; un paese in cui criminali vengono celebrati come eroi, mentre chi salva vite viene criminalizzato; in un paese del genere, un’esperienza come Lucha y Siesta va difesa con i denti contro tutta la bruttezza e la barbarie dominante.