Stiamo distruggendo il pianeta, a politici come Trump e Bolsonaro non interessa minimamente, per loro Groenlandia e Amazzonia sono territori di conquista da spolare, ciononostante molto dipende anche da ognuno di noi, da ogni singolo comportamento quotidiano. Lo dimostra l’attivista sedicenne Greta Thunberg che dalla Svezia ha smosso coscienze in tutto il mondo e per attraversare l’Atlantico ha scelto un viaggio a vela invece dell’aereo (e ha centrato il bersaglio se ha fatto infuriare testate come Libero che non hanno esitato un secondo a scagliare insulti) . Attesta un principio di responsabilità individuale e ci richiama alla realtà anche Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi (Guanda, 320 pp., 18 euro), il pamphlet del narratore e saggista nordamericano Jonathan Safran Foer in arrivo nelle librerie italiane il 26 agosto prima ancora che nel resto del mondo dove in originale si intitola We Are the Weather: Saving the Planet Begins at Breakfast. È un libro sull’emergenza climatica, sul disastro in corso e su quanto « ognuno di noi può (e deve) fare per migliorare le cose», a partire dalla tavola, riporta il sito della casa editrice pubblicizzando il testo dell’autore di romanzi come Eccomi, Ogni cosa è illuminata e Molto forte, incredibilmente vicino.
Il tour italiano
Safran Foer dal 7 al 10 settembre farà un tour italiano. Sabato 7 è al Festivaletteratura di Mantova, domenica 8 allo Scrittura Festival di Ravenna al Palacongressi, lunedì 9 a “Il Tempo delle Donne” all’Anteo Palazzo del Cinema a Milano, martedì 10 a Torino nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale.
L’autore vuole coinvolgere
Il libro è un misto tra saggio e racconto personale, vuole coinvolgere, emozionare perché l’autore ritiene il coinvolgimento emotivo necessario a farci avvertire la gravità del problema mentre numeri e fatti, da soli, potrebbero lasciare distanti. «Non saranno i governi a salvare il pianeta ma il nostro stile di vita quotidiano. Sappiamo che esiste il cambiamento climatico ma in fondo è come se non ci credessimo, altrimenti faremmo davvero qualcosa per correggere la situazione», ha dichiarato il 2 giugno scorso lo scrittore ad Alessia Rastelli su La Lettura. Aggiungendo che non facciamo praticamente nulla o poco, a livello personale, per fermare la devastazione e l’inquinamento pur se le prospettive sono tragiche. E a brevissima distanza, «non fra dieci generazioni, ma fra una, a partire da ora». E i nostri nipoti, ricorda con una domanda posta anche da Greta, un domani davanti allo sfacelo chiederanno perché quando abbiamo capito cosa accade abbiamo contunuato come se nulla fosse. Alla giornalista dice che quella è la domanda fondamentale del libro. Insieme alla seconda parte, dove dà suggerimenti. Come prendere l’aereo il meno possibile, evitare il dilemma vegetariano-vegano oppure onnivoro ma consumare meno carne (non smettere) perché gli allevamenti zootecnici scaricano il 51% delle emissioni che causano il gas serra e per i pascoli si deforesta (vedi il Brasile, appunto). Peraltro Safran Foer si descrive come un vegetariano che ogni tanto mangia carne perché gli piace.
“Trump è terribile”
«Dobbiamo fare tutto, e farlo rapidamente: lavorare per fermare il riscaldamento, l’invasione della plastica, lo sterminio degli uccelli, la desertificazione dei mari. E dobbiamo farlo volando in modo diverso, guidando in modo diverso, procreando in modo diverso, votando in modo diverso, mangiando in modo diverso». In primo luogo però, auspica lo scrittore, bisogna agire di conseguenza in prima persona, nella nostra vita quotidiana, nel comportamento sapendo che magari è difficile perché una buona bistecca è una buona bistecca. Quanto alla politica statunitense sull’ambiente, per lo scrittore Barack Obama aveva idee giuste ma poi non tradotte a sufficienti in fatti concreti mentre Donald Trump è «terribile», tanto più nel suo negare il cambiamento climatico.
Dalla colazione nel titolo inglese alla cena nel titolo italiano
Com’è nel suo scrivere saggistica, Jonathan Safran Foer esplora i dilemmi e le prospettive con uno stile e con parole molto personali. Per creare empatia, per stimolare un’azione collettiva, per un cambiamento nei comportamenti singoli per salvare il pianeta, perché in gioco c’è il pianeta stesso. E l’azione comincia da come ci nutriami. Un dettaglio sul titolo che denota costumi alimentari diversi: nell’edizione in lingua inglese il titolo rimanda alla colazione, pasto abbondante nei paesi nordici, in quella italiana si cita la cena.