Francesca Fradelloni
“Per quelli di noi che ricadono in questo spettro, quasi tutto è bianco o nero. Non siamo molto bravi a mentire, e di norma non desideriamo partecipare a quelle trame sociali a cui il resto di voi sembra appassionarsi tanto”, è una parte del discorso che ha fatto diventare Greta Thunberg famosa. Anzi, famosissima paladina ambientalista, piccina contro i grandi, bambina contro il riscaldamento globale. In quella frase c’è tutta la distanza tra lei e il resto del mondo. Una distanza non causata dalla sindrome di Asperger, di cui è affetta, ma dall’ipocrita convenienza di tutti quelli che non si schierano per l’ambiente. Ci dovremmo impossessare di questo spirito battagliero che venerdì 15 marzo farà scioperare per il clima 1.325 città del mondo, 140 solo in Italia. Dovremmo avere solo una briciola di quello sguardo spietato verso il nostro comune vivere per animarci e non obbedire al sistema. Quello sguardo che nella storia del mondo ha mosso tante donne. Ecco la storia di alcune di loro.
L’esempio di Giovanna d’Arco
Se i nostri occhi riescono a guardarsi molto indietro, fu lei in principio a dare l’esempio. A insegnarci che contro si deve andare e che la ribellione è un valore. Fu guidare vittoriosamente le armate francesi contro quelle inglesi, che la fece diventare l’eroina di Francia. Giovanna d’Arco (1412-1431), fu la prima, o meglio una delle prime donne a capo di un movimento “di liberazione”, di un movimento combattente.
Le suffragette di Millicent Fawcett
Solo molto tempo dopo ci furono le suffragette, il movimento nazionale volto a chiedere il suffragio femminile nel Regno Unito. Grazie a Millicent Fawcett che fondò la Società Nazionale per il suffragio femminile (National Union of Women’s Suffrage) si misero le basi per il diritto al voto delle donne. La Fawcett cercò di convincere anche gli uomini ad aderire al movimento, perché erano i soli, in quel momento storico, che legalmente potessero concedere il diritto di voto, ma ebbe scarso successo. I progressi sul piano del riconoscimento sociale, avvennero molto tempo dopo. Solo più tardi, con la legge del 2 luglio 1928.
Helen Keller, sorda, cieca e lottatrice per i diritti
Helen Keller fu la paladina dei diritti delle persone con disabilità. Ma la sua è la storia di una donna che volò oltre ogni confine. Era sorda e cieca sin da piccolissima, ma grazie a una volontà di ferro, e a un’insegnante altrettanto fuori dal comune, Helen Keller riuscì a imparare a scrivere, a parlare, a laurearsi nel 1904. Infaticabile pioniera dei diritti delle donne, del controllo delle nascite e di molte battaglie civili che la portarono a incontrare presidenti, statisti e personalità in tutto il mondo, la Keller – nata il 27 giugno 1880 e morta il 1º giugno 1968 – è stata l’esempio vivente di come si può trasformare un ostacolo insormontabile in un bene meraviglioso. Amava dire: “Le cose migliori e più belle non possono essere né viste né udite, ma sentite nel cuore”.
Rosa Parks, simbolo della lotta al razzismo
Figura simbolo del movimento per i diritti civili, Rosa Parks, diventò famosa per aver rifiutato nel 1955 di cedere il posto su un autobus a un bianco, dando così origine al boicottaggio degli autobus a Montgomery, negli Usa, e ponendo l’accento sulla lotta per la discriminazione razziale.
Betty Friedan, fondatrice del femminismo moderno
Anche il movimento femminista moderno ha un origine. Il 29 giugno 1966 Betty Friedan fonda il NOW (National Organization for Women), il primo movimento moderno contro l’oppressione e lo sfruttamento esercitato dal maschio sulla femmina. Appena 4 anni dopo il NOW conta 5000 militanti (tra i quali anche 100 uomini), 50 sezioni in 25 stati. L’organizzazione lotta per l’aborto legale e gratuito, il controllo delle nascite, la parità di accesso agl’impieghi e all’istruzione superiore, il riconoscimento giuridico della professione di “madre di famiglia” con diritto di pensione e nidi d’infanzia pubblici e gratuiti per le lavoratrici madri. Ci si batte per “avere più potere”.
Le Madres di Plaza de Mayo
Un fazzoletto bianco annodato sulla testa, è il loro simbolo di protesta che in origine era costituito dal primo pannolino, di tela, utilizzato per i loro figli neonati. Il loro nome è originato dal nome della celebre piazza di Buenos Aires, Plaza de Mayo. Le Madres di Plaza de Mayo sono state le “madri” combattenti più famose del mondo. Donne che si fecero conoscere riunendosi ogni giovedì pomeriggio nella piazza, percorrendola in senso circolare, attorno alla piramide che si trova al centro, per circa mezz’ora, per richiamare l’attenzione sui desaparecidos, i loro figli, ossia i dissidenti scomparsi durante la dittatura militare in Argentina tra il 1976 e il 1983.
Balkissa Chaibou, tuareg in lotta contro la piaga delle spose bambine
Balkissa Chaibou, invece è una giovane donna nigeriana della tribù dei Tuareg, oggi è il simbolo della lotta dei matrimoni combinati. Gira per le scuole per raccontare la sua storia e mettere in guardia, dove possibile, le altre ragazze come lei. Ha combattuto contro la famiglia e la sua tribù, contro la deplorevole tradizione, che l’aveva promessa in sposa ad un suo cugino. A sedici anni si è sposata. Ma poi qualcosa è cambiato, la voglia di emanciparsi, di studiare, di cambiare il suo futuro segnato hanno preso il sopravvento. Oggi è una studentessa di medicina, brillantissima.
In Nigeria il 44% delle donne si sposa prima dei quindici anni, in virtù di antiche tradizioni atte a rafforzare i legami tra i vari clan all’interno della comunità. Questa deprecabile tradizione però, mette a repentaglio la salute di queste piccole giovani, costrette a gravidanze precoci con un tasso di mortalità molto alto. Nonché la negazione al diritto allo studio. Lei ha spezzato la catena sua e ormai di tante altre donne.
Marisela Ortiz Rivera: giustizia per le donne uccise a Ciudad Juarez
Marisela Ortiz Rivera è un’attivista per i diritti umani e fondatrice dell’associazione Nuestras Hijas de Regreso a Casa di Ciudad Juarez. Sono 10 anni che Marisela lotta per trovare giustizia per le donne violentate, uccise, fatte sparire e per chiedere verità e giustizia. Dal 2001, dopo l’assassinio di Lilia Alejandra Garcia Andrade, sua allieva diciassettenne, Marisela, insieme alle altri madri dell’associazione NHRC, continua a denunciare pubblicamente la strage di donne – il femminicidio – che quotidianamente avviene a Ciudad Juarez, città messicana al confine con gli Stati Uniti.
Malala Yousafzai, una Nobel contro i soprusi dei talebani
All’età di 11 anni ha documentato nel suo blog i soprusi del regime dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle donne e la loro occupazione militare del distretto dello Swat. Malala Yousafzai è la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace, nota per il suo impegno per l’affermazione dei diritti civili e per il diritto all’istruzione.
Argomenti: femminicidio