Nel 2004 la Fondazione per l’arte della Compagnia San Paolo comprò per due milioni e 750mila euro il cosiddetto “Papiro di Artemidoro”, attribuito al geografo greco Artemidoro di Efeso vissuto tra II e I secolo a.C. Il filologo Luigi Canfora contestò l’attribuzione, lo riteneva un falso sollevando una polemica molto aspra con gli studiosi che lo hanno giudicato autentico e presentò un esposto alla Procura di Torino nel 2013. In seguito a indagini approfondite e confronti, la Procura torinese guidata da Armando Spataro ha emesso il verdetto sull’autenticità: il documento è un falso. Ma il mercante d’arte che lo vendette, Serop Simonian, accusato quindi di truffa aggravata, non ne risponderà: è arrivata prima la prescrizione, il procedimento penale è stato archiviato. Lo ha comunicato in una nota alla stampa il procuratore stesso.
Anche la ex direttrice del Museo Egizio di Torino Eleni Vassilika riteneva il papiro non autentico e rifiutò di esporlo quando la Fondazione (che risulta parte lesa perché è stata truffata) lo aveva consegnato in comodato d’uso gratuito alla raccolta torinese. In un bel saggio pubblicato da Einaudi nel 2008 invece Salvatore Settis (che a scanso di male interpretazioni non c’entra nulla con la compravendita) aveva difeso l’autenticità del documento e, valutando indagini fisico-chimiche, paleografiche, bibliologiche, lo datava intorno al I secolo d.C. La storia e la scienza procedono anche grazie a queste contrapposizioni tra studiosi, grazie a errori e correzioni di tiro. E comunque sono possibili ulteriori sviluppi.
Settis ha dichiarato di restare convinto dell’autenticità del documento che conosce a fondo.