Ai cittadini di Ercolano, dopo essere morti sulla spiaggia mentre tentavano di fuggure durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che distrusse Pompei, i tessuti e i fluidi corporei si vaporizzarono in pochi istanti “a causa dell’impatto con le nubi di cenere e gas a temperature di almeno 500° C”.
Lo rivelano nuove indagini interdisciplinari condotte al Parco Archeologico di Ercolano da un gruppo di ricerca dell’università Federico II guidato dall’antropologo Pier Paolo Petrone.
L’analisi – spiega il sito – si è concentrata sui resti di oltre 300 scheletri. “Le indagini per la prima volta hanno mostrato la eccezionale preservazione di residui minerali ricchi di ossidi di ferro sulle ossa e negli strati di cenere. La presenza di questi prodotti testimonia la rapida vaporizzazione dei tessuti e dei fluidi corporei dopo la morte, a causa dell’impatto con le nubi di cenere e gas a temperature di almeno 500° C.”
Lo studio, “A hypothesis of sudden body fluid vaporization in the 79 AD victims of Vesuvius”, è stato pubblicato dalla rivista Plos One. Lo firmano Pierpaolo Petrone, Piero Pucci, Alessandro Avergara, Angela Amoresano, Leila Birolo, Francesca Pane, Francesco Sirano, Massimo Niola, Claudio Buccelli, Vincenzo Graziano.