Il filosofo, pensatore, urbanista, architetto, sociologo, pensatore dal profilo decisamente fuori dal comune Paul Virilio è morto nella sua Parigi il 10 settembre scorso. Era nato nel 1932. Il funerale si è tenuto il 17 settembre in forma privata. La figlia Sophie ha fatto sapere del decesso solo dopo le esequie.
Citato per anni a ogni piè sospinto dal mondo dell’arte contemporanea, Virilio ha diretto la scuola d’architettura l’Ecole spéciale d’architecture. Suo padre era nato in Italia.
Conobbe il pittore Henri Matisse ed Henri Braque. Si formò dapprima come vetraio. Ha studiato e teorizzato la dromologia, scienza che studia la velocità . Ha studiato anche la tecnologia, o meglio l’ipertecnologia e i suoi effetti sulla vita contemporanea, su come invadano ogni aspetto dell’esistenza, su come ciò comporti dei rischi, sulla tecnocrazia. Per Virilio la tecnologia implica che si verifichino incidenti. Ovvero: il disastro ferroviario è conseguente all’invenzione del treno, ideato per avere spostamenti più veloci. Ma, sosteneva, la tecnocrazia cerca di occultare il lato negativo di tali sviluppi.
L’architettura è stato un suo grande amore. Fondò nel 1963 con Claude Parent il movimento “Architecture Principe”, un’architettura che teorizzava edifici svincolati dall’obbligo della linea retta e con Parent progettò la chiesa di Sainte-Bernadette du Banlay a Nevers.