Leggete un libro di carta e vi sentite antiquati? Di un’altra epoca? Siete in foltissima compagnia. E la compagnia dei lettori pagine in volume tende a irroburstirsi, non ad assottigliarsi. La proiezione (di mercato) che state per leggere stupirà molti. “Tra il 2018 e il 2022 ci si aspetta che la vendita di video games, video e musica come oggetti fisici calerà ogni anno, in alcuni casi con percentuali a due cifre. Per contrasto, ci si aspetta che le vendite di libri come oggetti fisici crescano modestamente, dell’1% circa ogni all’anno, ogni anno”. Quindi non è vero che la vendita di libri cala? Parliamo di dati mondiali, di prospettive e ipotesi redatte non da librai o librerie quanto dagli esperti di tecnologia, media e comunicazione PwC riferite da un sito di business, www.strategy-business.com in un articolo dal titolo eloquente: la rivincita di Gutenberg.
“Per il 2022, gli esperti di PwC ritengono che i consumatori nel mondo spenderanno 50,3 miliardi di dollari per libri come oggetti fisici o come audio libri (cioè, non in forma elettronica) rispetto ai 47,8 del 2017. A maggio l’Association of American Publishers (AAP) ha registrato che negli Stati Uniti i libri stampati, specialmente hardbacks (gli hard cover) restano una fonte di crescita per i circa 1200 editori dell’associazione”. E i dati degli editori statunitensi più recenti, riferiti sempre da strategy-business.com, sembrano confermare la tendenza: dal 2016 al 2017 la vendita di libri è cresciuta di 96 milioni di dollari, fino a 7,6 miliardi, pari all’1,3%.
Sono ipotesi, prospettive, dati riferiti al mercato mondiale, non a quello italiano, quindi i librai non stapperanno certo bottiglie di champagne. Ciononostante sembrano smentire chi prediceva la fine della carta o, almeno, dei libri stampati. Perché? Marisa Bluestone, direttrice delle comunicazioni di AAP, al sito strategy-business commenta: “La gente ama i libri stampati per più ragioni: la sensazione della carta in mano, l’odore dei libri, avere una libreria in vista a casa”.