di Roberto Arduini
Morfeo è il nume tutelare dei fabbricanti di maschere. A scoprirlo è stato Guerino Lovato, uno dei più noti mascherai di Venezia e studioso molto attivo nel mondo dell’arte con all’attivo gli stucchi del restauro del teatro La Fenice a Venezia e le maschere impiegate nel film “Eyes wide shut” di Kubrick.
Ma dove è custodita la prima immagine di un “mascheraio”, colui che fabbrica maschere?
Lovato ha scoperto che la prima raffigurazione sarebbe custodita in provincia di Viterbo, a Caprarola, nel celebre Palazzo Farnese. Questo imponente e maestoso palazzo, residenza estiva di numerosi Papi, è una meraviglia assoluta dell’architettura, uno dei più affascinanti esempi di dimora rinascimentale di tutta Europa, e oggi è gestito dal Polo museale del Lazio. Al suo interno, uno degli ambienti più importanti è la “Stanza dell’Aurora”, la camera da letto del cardinale, ideata da Annibal Caro con un ciclo di immagini che ispirano al riposo, al sonno e al moto perpetuo che si ripete ogni giorno dall’alba al tramonto. Nella volta Taddeo Zuccari nel 1553 realizzò uno spettacolare gioco prospettico intorno a un’ellisse dove all’interno tornano nuovamente i personaggi della mitologia accompagnati da messaggi ermetici che alludono al riposo, alla serenità, alla tranquillità e quindi alla conciliazione del sonno del cardinale.
Le maschere ci sono sempre state nella storia, fin dall’antichità. Ma questa è la prima volta nella cultura occidentale che si trova una raffigurazione di qualcuno che sta fabbricando delle maschere. Proprio nella volta si nasconde la scoperta di Guerino Lovato: «In un ovale dei quattro agli angoli dell’affresco centrale dipinge la ”casa del Sonno“ mettendo in primo piano Morfeo, come un Genio alato nudo e ricciuto, giovane come un Eros adolescente, seduto su dei panni colorati e intento a modellare, su di un desco giallo, una nuova maschera che lo fissa negli occhi. Vicino ha un ammasso di creta informe e sopra quattro maschere finite, due femminili e una maschile ricca di barba e baffoni». Sul ritrovamento Lovato ha pubblicato un saggio, in uscita il 2 febbraio prossimo. La raffigurazione è ancora più importante perché le maschere non vengono fabbricate per attori, girovaghi, stravaganti, popolari di basso livello, per il carnevale, quello che di norma è il loro posto. Il dipinto si trova, infatti, in un contesto molto colto, la massima espressione della cultura manierista tra grandi architetti, grandi pittori e addirittura nella dimora di nobili e Papi.