Non solo muri ma anche bombe contro i migranti e contro la logica dell’accoglienza.
Un ordigno rudimentale è stato scoperto sotto il portone della chiesa di San Gabriele dell’Addolorata a Campiglione di Fermo. Fortunatamente la bomba rudimentale non è esplosa. La miccia era spenta. Ma non si sa se sia stata accesa e poi si sia spenta, anche spontaneamente, prima della deflagrazione.
Un fatto grave quello accaduto a Fermo. Ma non una novità. Nei mesi scorsi infatti, altri ordigni sono esplosi davanti a chiese del Fermano. L’ultima volta è successo davanti la Chiesa di San Marco alle Paludi. Chiesa di cui è parroco don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco.
Foto: la bomba inesplosa davanti alla chiesa di Campiglione.
Il fatto. Quando il parroco è andato ad aprire la chiesa stamane, si è accorto della presenza di un barattolo con un miccia e ha chiamato i carabinieri. Era una bomba artigianale. La zona è stata isolata in attesa dell’intervento dei carabinieri artificeri da Ancona, dei vigili del fuoco e del 118. L’ordigno inesploso è stato rimosso e messo in sicurezza dagli artificieri. In queste ore viene trasportato al laboratorio dei carabinieri artificieri di Ancona. Compito degli artificieri sarà anche di accertare la pericolosità dell’ordigno.
I precedenti. Sono tre gli ordigni fatti esplodere negli ultimi mesi davanti ad altrettante chiese di Fermo: tra febbraio e marzo due bombe rudimentali sono scoppiate davanti al Duomo e davanti all’ingresso della chiesa di San Tommaso, nel quartiere di Lido Tre Archi. Nella notte tra il 12 e il 13 aprile, un altro ordigno ha danneggiato l’ingresso della chiesa di San Marco alle Paludi, parrocchia retta da mons. Vinicio Albanesi della Comunità di Capodarco. L’inchiesta sui tre episodi è condotta dalla Procura di Fermo. Tra le ipotesi, quella di gesti intimidatori nei confronti della chiesa fermana, particolarmente attiva a fianco di poveri, immigrati, disagiati.
I motivi. “Siamo una chiesa che dà fastidio” aveva detto lo stesso don Vinicio in occasione dell’attentato a San Marco. E aveva aggiunto: ”Questi atti non ci scoraggiano e soprattutto non piegano la volontà e la forza dei fermani di essere compatti contro queste intimidazioni”.
Le analisi. Troppo presto – secondo il capitano Roland Peluso dei carabinieri di Fermo – per avere la “certezza matematica che si tratti della stessa mano” dei precedenti attentati ai danni di chiese di vari quartieri cittadini. Elementi in più verranno dalle analisi del materiale usato per realizzare la bomba rudimentale. Ma l’episodio di oggi sembra porsi sulla stessa scia di quelli avvenuti al Duomo, alla chiesa di San Tommaso di tre Archi e di San Marco alle Paludi.
Intanto il quartiere di Campiglione, piuttosto popoloso e animato da un centro commerciale e un multiplex, sta tornando alla normalità.