di Caterina Abate
Una storia sentimentale del comunismo italiano è quella che è stata raccontata ieri nel corso dell’incontro presso il Mondadori Bookstore di via Camollia a Siena per presentare il libro di Claudio Caprara “Fischiava il vento. Una storia sentimentale del comunismo italiano”, insieme a Marcello Flores e a Maurizio Boldrini. Il libro edito da Bompiani nella collana Overlook che ha nel titolo il riferimento alla prima canzone partigiana, Fischia il vento e per sottotitolo una dichiarazione di intenti. Claudio Caprara, che è giornalista e non solo, nato lo stesso giorno del PCI nell’Imola rossa, ha accompagnato l’uditorio insieme a Flores (che tante volte nella sua vita da storico della contemporaneità si è occupato inevitabilmente di comunismo) e a Boldrini (che con il PCI ha avuto uno stretto legame) in questo racconto di sentimenti.
Il libro si apre in quel luogo natale, con il funerale imolese di un compagno e si chiude con il capitolo dal titolo “Grazie per il grande sogno”, a cui Flores ribatte con la battuta “Non vi perdono per il grande imbroglio”. Tredici capitoli dedicati alcuni a grandi personalità del Partito, altri che ne descrivono alcune suoi peculiari aspetti. Dal dialogo di queste tre figure (Caprara, Flores e Boldrini) le cui vite sono state così intrinseche a quel mondo esce una dolce nostalgia che invoglia noi più giovani a voler conoscere cos’è stata l’epopea del PCI. Proprio questo è l’intento dell’ autore, la cui prima intenzione era di scrivere una lunga lettera aperta al figlio, a cui dedica il libro. È forse per questo lingua e narrazione sono semplici ed immediate, senza essere mai banali, in congruenza piuttosto con lo stile del Post di cui Caprara insieme a Luca Sofri nel 2009 è stato fondatore. Non si tratta di un resoconto storiografico, né di un romanzo, seppur Boldrini sottolinei si faccia leggere come tale.
“Fischiava il vento” è piuttosto un racconto di esistenza vissuta, che dal particolare della vita minuta dei compagni finisce al generale della storia di un grande partito, fatto di militanti, ideali e anche conseguenti delusioni. Non da mai nulla per scontato, parla delle molte luci, ma senza tralasciare sia le ombre dei singoli protagonisti sia degli apparati. Caprara è anche autore di un podcast “L’ombelico di un mondo” (per il Post) che partendo da Imola parla della storia della politica e del mondo negli anni ’50.
Quindi infine, perché leggere Fischiava il vento? Perché conoscere e ricordare potrebbe essere una buona occasione di rinnovamento di uno spirito politico oggi quanto mai scemato nelle giovani generazioni. Un modo per trovare nuovamente la spinta per combattere i tanti subdoli fascismi che si annidano nelle crepe minime di ogni giorno.