“Se è una notizia, è un’Ansa”. L’Ansa (Agenzia Nazionale Stampa Associata), rinasce a Roma a metà gennaio nel 1945 sulle ceneri dell’Agenzia Stefani che si era troppo compromessa con il fascismo. In questi settantanove anni ha consolidato il suo importante ruolo nel mondo dell’informazione italiana e le viene riconosciuta una buona capacità di adeguamento al mutato contesto sociale, informativo e tecnologico.
Oggi è l’intrigo dei social a rendere più complicato il lavoro dell’agenzia di stampa; complicato ma, nello stesso tempo, ancor più necessario: una sorta di ombrello protettivo e di garanzia dei media che ci attingono. Come è cambiato il ruolo di un’agenzia di stampa, che dovrebbe coprire tutto e verificare tutto, nel giornalismo moderno, cotto e mangiato, che include il mare-magnum delle piattaforme social?
Il redattore oggi vive fra due fuochi, quello della veloce pubblicazione della notizia e il tempo necessario per la verifica. E allora, per non “bucare”, in questo equilibrio difficile c’è spesso il rischio che il giornale limiti il percorso della verifica interna saltando anche la possibile controverifica dell’agenzia di stampa.
Un esempio concreto è il caso di questi giorni del post su Facebook dell’11 gennaio nel quale la titolare di una pizzeria del lodigiano pubblicava lo screenshot di risposta per le rime a una valutazione su Google di un cliente che si era lamentato di aver avuto come vicini di tavolo due gay e un disabile.
Il post “coraggioso e politicamente corretto” incassava immediatamente like e commenti esaltanti ma restava obiettivamente sempre un “piccolo caso” che, evidentemente, risultava meritevole di pubblicazione immediata anche
dall’affidabile e attento Corriere della Sera che bruciava concorrenti e agenzia la mattina del 12. Gli effetti si vedranno nei giorni a seguire.
È questo una dimostrazione della circolarità della fiducia facile, degli effetti negativi che può provocare la spinta dall’ansia di arrivare per primo sulla notizia. Infatti, l’Ansa, che aveva atteso a pubblicare la notizia, o per scarsa importanza del caso o per fare verifiche, al pomeriggio del 12 gennaio ha seguito l’affidabile Corriere della Sera, anche se nel raccontare la storia non ha mancato di scaricarne parte del peso di verifica sul giornale milanese scrivendo: “Come riporta il Corriere della Sera nelle pagine locali…”.
Storia dell’Ansa
All’inizio del 1945, l’Italia era divisa in due tronconi, il Centro-Sud, fino alla linea gotica, sotto il controllo degli Alleati che stavano avanzando e il Nord, ancora sotto il potere nazi-fascista della Repubblica di Salò. La fascistizzata agenzia Stefani, con sede a Roma, si trasferì a Milano e a Roma i tre principali quotidiani di partito che stavano riorganizzandosi, Il Popolo, L’Unità e L’Avanti lanciarono l’idea di sostituire la Stefani con una struttura non dipendente né dal potere né da un privato.
Il 15 gennaio uscì il primo comunicato dell’Ansa appena nata in forma di cooperativa tra i quotidiani suddetti affiancati anche da L’Italia libera (del Partito d’Azione), La Voce Repubblicana (del Partito Repubblicano) e Risorgimento Liberale (del Partito Liberale). Appena un mese dopo, sponsorizzata dalle forze militari alleate, era già insediata nei locali dell’agenzia Stefani. Oggi è considerato “il giornale dei giornali” e, per questo, oltre a testi e immagini, produce video e streaming tv.
Al lavoro ‘sul campo’, che implica un giornalista a seguire in diretta cronaca, politica, economia, cultura, spettacolo, per uno o più lanci d’agenzia da contornare con retroscena o interviste di approfondimento della notizia, c’è l’altro grande lavoro da fare. Quello al desk. Meno romantico ma accurato e continuo nel selezionare sia le migliaia di comunicati stampa che arrivano e di ciò che emerge dai flussi continui dei profili social che in qualche modo fanno concorrenza. Oggi la cooperativa Ansa conta 36 soci, editori dei principali quotidiani italiani, e dal 2009 ha come presidente Giulio Anselmi e direttore Luigi Contu.