Vannacci: un istant book confuta punto per punto le asserzioni retrive e razziste del generale

Un libro dello scrittore Michele Monina confuta punto per punto le asserzioni retrive e razziste del generale

Vannacci: un istant book confuta punto per punto le asserzioni retrive e razziste del generale
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Giuseppe Costigliola Modifica articolo

6 Gennaio 2024 - 15.34 Globalist.it


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Giunge da Verona la notizia dell’annullamento dell’annunciata presentazione del libro di Roberto Vannacci, Il mondo al contrario, per “Motivi di ordine pubblico”. Non sfuggirà l’ironia della motivazione, trattandosi di un generale dell’Esercito, dunque preposto per ruolo alla disciplina e all’ordine. D’altra parte, sin dal suo apparire il libro da lui dato alle stampe – che, per dirla con Andy Warhol, ha concesso all’autore i classici cinque minuti di celebrità – ha scosso le coscienze di milioni di italiani, infarcito com’è di vieti luoghi comuni dal detestabile sapore razzista, misogino e regressivo, che non avrebbe sfigurato durante il Ventennio di famigerata memoria.

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Orbene, di recente è uscito una sorta di instant book che intende rispondere al Vannacci-pensiero: Il mondo per il verso giusto. Le cose come stanno, di Michele Monina, edito dal gruppo editoriale Fanucci (collana Moralia, pp. 176, 10 €). Si tratta di un agile pamphlet, articolata e speculare risposta alle esternazioni del milite, che intende stigmatizzare e svergognare il contenuto di Il mondo al contrario, mettendo spietatamente in luce il carattere regressivo e intollerante delle discutibili idee ivi esposte. L’interesse della contrapposizione proposta da Monina – che, ricordiamo, è valido scrittore e persona di solida cultura, con una creatività che spazia dalla musica, all’arte, all’audiovisivo –, è duplice: da un lato, evidenzia come su uno stesso argomento si possano avere atteggiamenti e convinzioni diametralmente differenti; dall’altra – e qui riposa la sua importanza – sottolinea la ricaduta sociale e le concretizzazioni politiche di quei punti di vista opposti.

L’incipit lascia il segno: partendo dalla definizione della parola tedesca Zeitgesit, “spirito dei tempi”, Monina scrive: “Oggi, lo zeitgeist è caratterizzato dalla moda crescente di voler trovare spiegazioni e quindi poter immaginare risposte adeguate a tutto quello che avviene nel mondo, anche in assenza di competenze, conoscenze reali e preparazione”, così mettendo subito il dito nella piaga di questo nostro triste tempo, in cui l’imbecille di turno crede di avere le risposte giuste a domande su cui l’umanità si attorciglia da millenni. Segue una breve ricostruzione del clamore mediatico suscitato dal libro in questione, con relative prese di posizione da parte della politica, che lo ha reso – ahinoi – un caso editoriale, e una dichiarazione d’intenti: “disinnescare Il mondo al contrario, prendere tutte quelle idee da bar, dettate dal buonsenso, e rovesciarle mettendole nel verso giusto”. Monina termina il capitolo introduttivo ponendo alcune domande dirette al generale, quindi, mosso come tanti dall’indignazione, adotta un chiaro principio: viviseziona il testo di Vannacci, riportando ampi stralci testuali e puntualmente confutandoli con logica ferrea.

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Diversi i temi affrontati nei vari capitoli, tutti centrali nel dibattito di una società che vuole definirsi civile e democratica: razzismo, ambientalismo, diversità e identità nazionale, sessualità, gender e femminismo, il politicamente corretto, la sicurezza, la famigerata triade Dio-patria-famiglia. L’autore ha il merito di non affrontarli solo concettualmente, ma di immergerli nella quotidianità del vissuto, nella cronaca, nel costume e nei loro risvolti sociali – insomma in un mondo ben riconoscibile, sintonizzato sull’oggi. E soprattutto, di proiettarli in una prospettiva storica, in una dimensione diacronica, mettendo in luce i pregiudizi, i mutamenti dei modi di essere, del pensiero e del gusto, che ci hanno reso ciò che oggi siamo.

L’autore ottiene certo il risultato che si prefigge: al termine della lettura, disorientati e un po’ sconvolti, ci si chiede come sia ancora possibile, nel ventunesimo secolo, che individui che ricoprono ruoli istituzionalmente rilevanti e sensibili si facciano megafoni di idee retrive e reazionarie, razziste e dal rivoltante retrogusto fascista, superate e umiliate dalla storia, sulla base di un malinteso “buonsenso” che scavalca ogni ragionamento logico. E soprattutto, che tali idiozie incontrino ancora un così largo seguito, come se i sanguinosi eventi storici che l’Italia ha attraversato nella sua storia recente, le tragiche vicende che accadono nel mondo, non insegnino nulla, condannandoci a ripetere i soliti tragici errori. Tempi davvero grami, codesti.

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