Son passati centocinque anni dalla Grande Guerra, molte cose sono restate nella memoria, altre no. Questa riguarda proprio le donne ed è stata confinata nella “memoria a breve termine”. A Castellazzo di Bollate nel milanese, nella fabbrica di munizioni Sutter&Thevenot, ci fu uno scoppio terribile il 7 di giugno del 1918. Oltre a trecento feriti, morirono 59 persone delle quali cinquantadue erano giovani operaie fra i 13 e i 29 anni.
Forse scivola via a molti di noi, cresciuti con una mentalità un po’ maschilista. Non scivola via per la memoria delle donne che hanno dovuto fare un duro percorso di emancipazione che forse ancora non è finito. Quel percorso le donne lo iniziarono proprio nella Prima guerra mondiale. La prima, delle operazioni belliche, che si trasformò in estenuante e lunga guerra di posizione con una grande quantità di maschi chiamati al fronte per anni. Fu la prova provata di quanto le donne fossero capaci, pronte e disponibili, per essere coinvolte nell’intera società al pari del maschio e non solo all’interno della famiglia, come fino ad allora comunemente si pensava.
Non solo crocerossine, come nei film in bianco e nero, ma anche contadine per i lavori nei campi, quelli più duri, e operaie impegnate nei lavori delle fabbriche, quelli più faticosi e pericolosi. A Castellazzo erano state chiamate per sostituire i maschi partiti per il fronte perché non si poteva fermare la truce macchina bellica che aveva necessità di munizioni che solo con il loro apporto si potevano garantire.
A rendere più facile il ricordo non è stato sufficiente che quello scoppio abbia causato una delle più gravi tragedie sul lavoro della storia industriale italiana che la censura bellica e la propaganda in positivo hanno minimizzato in poche righe in qualche giornale dell’epoca. Non è servito nemmeno che lo scrittore Ernest Hemingway lo abbia descritto qualche anno dopo nel volume “I quarantanove racconti” uscito in Italia nel 1947.
Il non ancora famoso Hemingway, aveva 19 anni così inizia il suo racconto: “Quanto al sesso dei defunti, è un dato di fatto che ci si abitua talmente all’idea che tutti i morti siano uomini che la vista di una donna morta risulta davvero sconvolgente. La prima volta che sperimentai quest’inversione fu dopo lo scoppio di una fabbrica di munizioni che sorgeva nelle campagne intorno a Milano, in Italia....”. Evidentemente anche i progrediti americani restavano sorpresi nel trovare donne in fabbrica!