La notte fra il 12 e 13 agosto 1961 inizia la costruzione del Muro di Berlino. Ma cosa era accaduto prima?

Berlino, divisa nei settori inglese, francese, americano e sovietico, ebbe una convivenza “pacifica” nei primi anni dopo la fine della Secondo Guerra. Poi l’inizio della Guerra Fredda.

La notte fra il 12 e 13 agosto 1961 inizia la costruzione del Muro di Berlino. Ma cosa era accaduto prima?
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Marcello Cecconi Modifica articolo

11 Agosto 2022 - 16.21


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Tutti hanno un padre. Hagen Koch, 82 anni, lo è del “Muro di Berlino”. A soli 21 anni, il cartografo appena arruolato nella Stasi, la temeraria organizzazione di sicurezza della Ddr, ebbe l’incarico di disegnare il tracciato di quello che ufficialmente si chiamava “Antifaschistischer Schutzwall”, letteralmente “barriera antifascista”. Hagen lo fece con passione conscio della responsabilità che si assumeva di fronte a flotte di geometri, fabbri, carpentieri e muratori che stavano per erigere quello che sarebbe diventato il simbolo concreto della Cortina di Ferro.  

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Hagen Koch al disegno del Muro

Ma come nacque l’esigenza di questo muro? Negli anni che seguirono immediatamente la fine della guerra, Berlino appariva come un esempio di buona convivenza fra l’Unione Sovietica e l’Occidente accumunati, se non altro, dalla vittoria sul perfido nemico nazista. Berlino, interamente liberata dall’Armata Rossa, si trovava nel centro della parte tedesca assegnata ai sovietici alla quale si aggiunse anche una parte, che pur occupata dagli occidentali, fu offerta in scambio della suddivisione in quattro settori di Berlino. Questo era stato deciso nella Conferenza di Potsdam dell’agosto 1945 che rimandava il resto, molto resto, ad accordi futuri. Accadde quindi che, la città, pur al centro del territorio conquistato ed affidato ai sovietici, fu suddiviso fra Urss, Usa, Francia e Inghilterra. Un funambolismo geopolitico che nel momento faceva funzionare un territorio come la ex Germania in attesa di una comune destinazione futura. E infatti il passaggio da una parte all’altra della Berlino di quei primi anni del dopoguerra non era un’avventura, sì certo, c’erano dei punti di controllo da un settore all’altro, i Checkpoint, ma si attraversavano senza troppi inciampi. Stessa cosa accadeva anche per la rete stradale e ferroviaria fra la capitale e le regioni occidentali alle quali si accedeva solo attraversando il territorio di parte sovietica.

I voli aerei di rifornimento su Berlino

L’artificio geopolitico crollò quando Stalin si accorse che gli occidentali stavano puntando al rapido superamento unilaterale del “provvisorio” con un obiettivo: una Germania indipendente e “occidentale”. Il primo e importante segnale fu l’improvvisa reintroduzione del marco, moneta storica tedesca, nei settori delle regioni occidentali e, conseguentemente, anche in quelli di Berlino. Senza condivisione con il Cremlino, il marco andava a sostituire il “military payment certificate”, la valuta transitoria di occupazione e ogni tedesco dei settori occidentali ricevette 40 nuovi marchi. Come d’incanto negozi, desolatamente vuoti fino ad allora, si riempirono di merci che i commercianti avevano accantonato per mesi in attesa di questa prevedibile manovra.

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L’Urss reagì con la richiesta dei danni di guerra a quello che sarebbe divenuta la “Nuova Germania” che, per Stalin, non era altro che la continuazione di quella di Hitler. Gli Usa rifiutarono sdegnati e Stalin bloccò gli accessi ai tre settori occidentali di Berlino. Era il 24 giugno 1948, il battesimo della Guerra Fredda. Stalin iniziò a pensare alla “sua” Germania da contrapporre a quella occidentale ma, per centrare compiutamente l’obiettivo, avrebbe dovuto riprendersi quella noiosa enclave. Stalin pensava che bloccando i rifornimenti alla capitale da occidente avrebbe potuto “prendere per fame” gli abitanti dei settori occidentali ed avvicinarli alla “sua” Germania.

Il ping pong di sfide continuò con Il presidente Usa, Harry Truman, che rifornì con immediatezza per via aerea la città tedesca, evitando anche che Stalin continuasse a offrire cibo ai berlinesi in cambio di una firma pro-Urss, anche se le prime mosse in questo senso non avevano convinto più del 5% degli abitanti della capitale. L’operazione volo durò circa un anno a un ritmo standard di 330 aerei al giorno e il suo coordinatore, Albert Wedemeyer, generale dell’Us Air Force, diventò un eroe per i tedeschi.

La mappa della suddivisione della Germania e di Berlino dopo la guerra

I sovietici, rassegnati, all’inizio di maggio del 1949 tolsero il blocco e, qualche giorno dopo, gli anglo-franco-americani crearono la prevista Repubblica Federale di Germania, con i sovietici che risposero ad ottobre con la Repubblica Democratica Tedesca o Ddr. Berlino restava però in mezzo al guado, i settori occidentali avevano parvenza di autonomia ma di fatto dipendevano dalla Germania dell’ovest che però distava 200 km. Berlino Ovest, divenne un luogo strano con moneta il marco occidentale ma con francobolli propri, con gli abitanti esenti dal servizio militare e che non votavano per il Parlamento ma godevano di sussidi importanti.

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Per tutti gli anni ’50 Berlino Ovest divenne un crogiuolo di partenze e di arrivi, dall’ovest arrivavano giovani per sfuggire alla naja con adulti che se ne andavano per cercare migliori prospettive. Tutti flussi insignificanti di fronte all’enorme immigrazione da Est che fino al 1961 contò più di due milioni di tedeschi orientali che transitarono all’Ovest, e una parte di loro proprio via Berlino. Immigrati politici per l’Occidente in cerca di libertà dall’oppressione comunista, irriconoscenti professionisti di buon livello, per l’Oriente, che approfittavano della gratuità delle valenti scuole comuniste per “vendersi” al sistema di mercato capitalistico che assicurava stipendi maggiori.

La costruzione del Muro

Si doveva fermare questo salasso e la notte fra il 12 e 13 agosto 1961 iniziò la costruzione dell’“Antifaschistischer Schutzwall”.

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