L’11 giugno del 1965 i Rolling Stones erano già importanti quando, per la prima volta, pubblicarono il singolo (I can’t get no). Satisfaction, firmato da Jagger e Richards. Il pezzo, che avrebbe fatto poi parte dell’Lp Out of Our Heads uscito nel settembre del 1965, è uno dei più famosi inni generazionali e icona per il gruppo e per il rock in generale. Quel riff di chitarra è un indimenticabile pezzo della storia del rock che a quasi 60 anni di distanza resta attualissimo.
Quelli erano i Rolling Stones che si erano gettati a capofitto nell’arena del rock, in piena era beat, come alternativa “sporca” ai Beatles e con una contrapposizione artefatta ma appetibile per l’industria musicale in grande trasformazione. Da un lato gli amabili ed empatici ragazzi di Liverpool, che solo quattro mesi dopo sarebbero diventati Baronetti di Sua Maestà, e dall’altro gli insolenti teppistelli della periferia londinese. Un conflitto artificioso se pensiamo che i veri rappresentanti della working class erano i Beatles mentre i Rolling erano i rampolli vivaci e irrequieti della borghesia londinese.
E torniamo alla composizione di (I can’t get no). Satisfaction. C’è un mito discusso dietro la location di questa storia tanto che il contesto che ha fatto da sfondo varia dal Gulf Motel di Clearwater in Florida al Fort Harrison Hotel della stessa località, o perfino all’appartamento londinese di Richards. Di sicuro il 6 maggio 1965 gli Stones erano proprio a Clearwater per un’esibizione del loro tour americano e con un’attesa infiammata dallo loro esplosiva apparizione all’Ed Sullivan Show. Tantissimi giovani americani presero d’assalto il Jake Russell Stadium creando un’isteria di massa imprevista che consigliò gli organizzatori a interrompere il concerto dopo pochi pezzi e con i musicisti scortati fuori dalle forze dell’ordine e accompagnati all’albergo.
Accadde proprio quando Keith Richards tornò in hotel. Notò qualcosa di strano nel suo registratore Philips che portava sempre con sé. Il portatile serviva per buttare su nastro le ispirazioni improvvise e, evidentemente, lo aveva fatto anche quel giorno prima dello show di Clearwater, ma non lo ricordava. Notò solo che il registratore non era pronto per la registrazione e che la cassetta era arrivata alla fine invece di essere all’inizio come l’aveva inserita il giorno prima. Con curiosità Keith mandò indietro il nastro e quando ripartì ascoltò subito quel riff che sarebbe entrato nella storia, quello della chitarra che era lì sul letto accanto a lui. Mentre il nastro scorreva le note musicali si concludevano con la famosa frase ‘I can’t Get No. Satisfaction‘ e poi, a seguire 40 interi minuti di Richard che russava.
Ecco quello che era accaduto. Si era svegliato nel pieno della notte, aveva imbracciato la chitarra e registrato quel refrain arrivato all’improvviso nella sua testa per poi addormentarsi senza spegnere il registratore. Sorpreso da questo riff che non ricordava scese in piscina e, con Mick Jagger, completò il testo da quella frase di partenza scandalizzando per riferimenti sessuali e per le invettive alla società dei consumi. Ne furono incise più versioni di prova dal 10 maggio in poi. Solo grazie al consiglio di Ian Stewart, tastierista e “sesto Stones” si arrivò a quella definitiva. L’espediente che convinse Richards e Jagger fu quello del Fuzz Tone, invenzione della Gibson di qualche anno prima, il pedale distorsivo che permise alla chitarra elettrica di Richards il particolare sound che non sembra più quello di una chitarra ma quasi simulazione di una tromba, pur decisamente più graffiante. L’11 giugno 1985 (I can’t get no). Satisfaction uscì come singolo in Usa e per la prima volta la band restò in vetta alla Billboard Hot 100, per quattro settimane