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di Tiziano Bonini
Nella seconda stagione di “The Wire” il capo dello spaccio di droga di Baltimora ovest ha un problema: la sua droga è di bassa qualità e non riesce più a venderla. Abbassa il prezzo, ma non basta. Poi riunisce i suoi scagnozzi e gli chiede: cosa facciamo? E uno di loro dice: “cambiamogli il nome, quello vecchio è bruciato”. Ecco, non serve una laurea in marketing per capire qual è il problema di Facebook, basta frequentare le Torri di Baltimora ovest.
A parte questa battuta, quali sono le ragioni che stanno spingendo Facebook a considerare di cambiare il proprio nome? Perché ribattezzare? Perché ora?
Secondo il noto analista americano della Silicon Valley, Casey Newton, ci sono due ragioni fondamentali per cui la posizione dell’azienda è cambiata.
La prima è che la reputazione di Facebook ha iniziato a subire danni sulla scia delle elezioni del 2016 e non si è mai veramente ripresa. Lo scandalo sulla privacy dei dati di Cambridge Analytica; l’indagine della FTC; l’inchiesta antitrust del Congresso; una sfilata di ex dipendenti che hanno denunciato l’azienda mentre uscivano dalla porta, culminata nel whistleblowing di Frances Haugen; le critiche sulle norme troppo permissive sull’hate speech e le fake news che arrivava da sinistra; gli attacchi da destra sulla presunta censura del libero pensiero; l’abbandono della piattaforma da parte delle giovani generazioni, che non lo considerano più “cool”: la reputazione di Facebook, come social network, non è mai stata così bassa, come la sostanza che si vendeva nella Baltimora Ovest di The Wire subito dopo l’incarcerazione di Avon Barksdale.
Qualcuno giustamente potrebbe dire che nonostante tutto, Facebook continua a fare molti soldi, quindi che ragioni ha di cambiare il proprio brand? Casey Newton sottolinea che oggi l’azienda ha meno alleati politici di quanti ne abbia mai avuti.
La seconda ragione per cui Zuckerberg sta cambiando idea sul nome è che Facebook – il social network – non rappresenta più il futuro di Facebook come azienda: se fino ad oggi abbiamo tutti identificato Facebook con la app di social networking, oggi l’azienda Facebook ha molti più interessi commerciali, che vanno oltre il social networking. Così come qualche anno fa Google ha cambiato nome in Alphabet inc., perché il motore di ricerca non era più l’unica cosa che quell’azienda produceva. Facebook ha investito molto nella realtà virtuale di Oculus e in altre start up e ciò segnala che Facebook (il prodotto) e Facebook Inc. (l’azienda) sono entità sempre più distinte.
Ultimo tassello, la volontà del suo fondatore di investire nella costruzione del “Metaverso”, un ecosistema virtuale che potrebbe cambiare radicalmente il modo di usare Internet nei prossimi dieci anni. Se il Metaverso sembra essere sempre più al centro dei piani di Zuckerberg, Facebook (la app) sembra invece perdere centralità nei suoi piani aziendali.
Ma la sostanza è sempre la stessa delle strade di Baltimora: quando un prodotto non vende più come prima, bisogna cambiare nome, in attesa di trovare qualcosa di meglio per sostituirlo. Sarà davvero il Metaverso la sostanza più potente che sostituirà Facebook in futuro? La storia dei media è piena di grandi promesse di rivoluzioni poi non mantenute (o epic fail, nel linguaggio di internet), quindi è meglio aspettare e intanto provare a cambiare distributore di sostanze psicoattive, per non cadere nel monopolio di Facebook.
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