Dietro al sogno di Greta Thunberg: tra coscienze private e salde abitudini

I desideri ambientalisti in lotta con le consuetudini dell'uomo

Dietro al sogno di Greta Thunberg: tra coscienze private e salde abitudini
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19 Ottobre 2021 - 15.52


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di Lavinia Beni

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Comunicare all’opinione pubblica non è mai stato semplice, soprattutto se si chiede un qualche tipo di cambiamento e quando questo cambiamento richiede un impegno di lunga durata. Il modo con cui Greta Thunberg ha comunicato la sua lotta per un mondo più ecosostenibile ha funzionato. Ed ha funzionato soprattutto l’espressione onomatopeica da lei utilizzata (il suo famoso “bla bla bla”) in quanto riecheggia nelle orecchie di tutti noi dal 28 settembre, primo giorno del Youth4Climate di Milano. 

Greta Thunberg è stanca dell’indifferenza mostrata dagli stati per il Pianeta Terra e si ribella alle politiche vaghe dei governi, i quali, in occasione della prossima Conferenza delle Nazioni Unite, si troveranno a discutere sui cambiamenti climatici e sulle possibili nuove misure da adottare. 

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Ma perché si dovrebbe intervenire proprio ora? Le numerose proteste degli anni passati non hanno prodotto un vero progetto di riforma radicale. Ed ecco che ora i politici sono costretti ad ascoltare i “Bla bla bla” di Greta Thunberg che prendono il posto delle loro parole vane diventando segnali di speranza. 

Il rischio è che dietro ai desideri di Greta si nasconda una realtà molto più complessa: esistono gli individui con le loro molteplici psicologie, tradizioni, abitudini e convinzioni. Suppongo per tanto che, sebbene il sogno ambientalista sia meravigliosamente giusto, l’essere umano sia ancora troppo egoisticamente intrappolato nella sua dimensione spazio-temporale, che è il luogo del “tutto, ma non ancora”. Non ancora. Eppure, la plastica continua a infestare i nostri oceani, eppure le foreste appaiono sempre più spettralmente vuote.  

Ma i politici del mondo dicono: non ancora; c’è ancora tempo! Da una parte c’è la necessità di cambiamenti immediati e dall’altra però un ritardo di questa urgenza nella percezione degli uomini.
Gli uomini tendono a percepire meglio i cambiamenti una volta che questi si sono affermati, e lo capiscono solo guardandosi indietro, tuttavia sono incapaci di farlo quando si trovano nel vortice del presente e se ciò che accade mette in discussione la propria convenienza economica, i propri comodi o le proprie abitudini, tutto ciò diventa più difficile. 
È difficile chiedere a Zeno Cosini di non accendersi quell’ultima benedetta sigaretta: non è possibile pretendere un vero cambiamento senza sacrificare le particolari consuetudini dei tanti diversi individui. 
Sarebbe bene costruire una nuova coscienza collettiva per salvare la nostra terra diffondendo una cultura nuova, cioè quella ambientale.  

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Da sola Greta Thunberg non basta. Forse, un giorno, verrà ricordata come colei che aveva dato inizio a una rivolta. Ma per convincere gli abitanti della Terra che deve essere cambiato il loro sistema di vita, è necessaria una rivoluzione più profonda che investa il sistema civile e sociale, partendo dalla scuola. Non solo, ci sono troppi “usa e getta”, dall’abbigliamento all’arredo, e quindi sarebbe bene concentrarsi sulla produzione di materiali più durevoli, di qualità. Materiali che si possano magari rammendare, recuperare e riparare.  

Non nego, però, che la figura di Greta sia d’ispirazione per quelli che poco sanno di ecologia. Dopo le grandi rivolte degli anni ‘70 la discussione si è placata, e ormai è da poco che si è tornati a discutere di queste tematiche, e che gli account verdi spopolano sui social. Qualche nome? Cucina botanica, per chi vuole sperimentare una cucina vegana e facile e Spazio grigio, che cerca di proporre una vita minimal, senza sprechi. Tuttavia, occorre di più.

La costruzione di una nuova cultura richiede i suoi tempi, che sono lunghi. E possono diventare ancor più lunghi se la tendenza a scoraggiare le proposte ecologiche, che già ci sono, tende ad affermarsi. Come non innervosirsi durante una banale spesa al supermercato, in cerca di prodotti senza plastica? Ecco che anche i soggetti più informati si scoraggiano diventando sempre più restii al cambiamento. 
Considerato quindi che è arduo accettare il cambiamento dentro e fuori di noi, è necessario invogliare sempre più gli individui e non demoralizzarli. Questo perché si affermi concretamente una logica di rivoluzione del pensiero e la costruzione di una nuova cultura.

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